Proseguono le indagini sulla misteriosa morte di Carmela Melania Rea, la donna ritrovata esanime due giorni dopo la sua scomparsa, avvenuta il 18 aprile a Colle San Marco (in provincia di Ascoli Piceno) mentre stava facendo una scampagnata con il marito Salvatore e la figlia Vittoria, di un anno e mezzo. Ieri sera sono stati interrogati dagli inquirenti, per circa sette ore fino a oltre Mezzanotte, il marito, il fratello e il cognato, quali persone informati sui fatti.
Nei loro confronti non è stato emesso alcun provvedimento di fermo. Nella mattinata verranno svolti nuovi sopralluoghi sul luogo della scomparsa, con l’ausilio dei Ris e dei famosi cani molecolari specializzati nel trovare eventuali tracce ematiche. Le ricerche si concentreranno in particolare sul tratto di strada che divide il parco giochi, dove la donna era insieme a marito e figlia, dal bar dove Melania si stava dirigendo quando è stata vista l’ultima volta. Proseguiranno inoltre gli interrogatori di persone estranee alla famiglia e gli accertamenti tecnici, in particolare sui tabulati telefonici.
Qualche elemento particolare potrebbe arrivare dall’esame della siringa ritrovata conficcata nel seno della vittima. E a questo proposito oggi il comandante provinciale dei Carabinieri di Ascoli Piceno, Alessandro Patrizio, ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni.
Gli accertamenti sulla siringa mirano a scoprire la natura del liquido che poteva contenere (per esempio, un narcotico). Si tratta di un particolare non irrilevante per scoprire qualcosa in più sulla dinamica dell’omicidio sull’identità dell’assassino. Tuttavia, non è da escludere che la siringa potesse essere stata anche vuota.
Secondo quanto riporta l’Ansa, il comandante provinciale dei carabinieri di Ascoli Piceno, Alessandro Patrizio avrebbe rilasciato delle dichiarazioni riflettendo su questo particolare. Se la siringa fosse stata vuota, potrebbe essere stata infilzata sul corpo della donna per tentare un depistaggio o quale messaggio che rimandi all’uso di droga (anche se non pare che la donna ne facesse utilizzo). Se invece dovessero essere trovate tracce di narcotico nella siringa, ciò vorrebbe dire che l’assassino non avrebbe agito d’istinto, come invece farebbero intendere le coltellate inferte sul corpo della vittima, anche successivamente alla sua morte, ma dopo un’aggressione premeditata.