Benedetto XVI aveva già partecipato a un programma televisivo: la lettura no stop della Bibbia, il 5 ottobre 2008. Si era già fatto intervistare da un tv, quella polacca, il 16 ottobre 2005. Ieri, per la prima volta, ha accettato di rispondere alle domande di sei persone comuni all’interno del programma di informazione religiosa di Raiuno, A sua immagine.



Nessun altro Papa, nemmeno Giovanni Paolo II, Papa televisivo per eccellenza, aveva mai fatto una cosa del genere. Benedetto XVI, certo, non è andato a sedersi tra gli ospiti negli studi di Saxa Rubra: ha registrato le risposte tramite il centro televisivo vaticano nell’appartamento pontificio, dopo aver ascoltato le domande che gli venivano poste da varie parti del mondo (Giappone, Iraq, Costa d’Avorio, Italia). Ma l’impressione è stata quella di un dialogo vero, senza rete: alcune domande suonavano genuine, profonde e il Papa parlava a braccio, non leggeva risposte già scritte.



La disponibilità di Benedetto XVI rivela il suo approccio tranquillo alla modernità e sfata qualche pregiudizio. Il successore dell’apostolo Pietro desidera comunicare a ogni uomo del pianeta ciò che gli sta veramente a cuore, la fede in Gesù Cristo e l’umanità nuova che ne deriva. A questo fine non disdegna l’uso di mezzi di comunicazione in grado di raggiungere tutti, anche chi in chiesa non mette piede da tempo.

È di pochi mesi fa l’uscita di un libro-intervista di Benedetto XVI con un giornalista tedesco, frutto di colloqui diretti con l’autore. La partecipazione (sia pure a distanza) a un programma televisivo non ha rappresentato per lui nessun evento epocale. Giustamente l’Osservatore romano ha ricordato che Leone XIII, nel 1892, concesse un’intervista a Le Figaro, e a porre le domande al Pontefice fu una giornalista donna, di tendenze socialiste: per quell’epoca un gesto non meno “innovativo” di quello compiuto ieri dal Papa tedesco.



Se questa è la cornice “storica”, bisogna dire che l’esperimento è riuscito solo a metà. Il Papa ha fatto bene la sua parte. Risposte brevi, chiare. Contenuti mai banali, assenza di toni retorici; come nel suo stile. Il programma che lo ha ospitato, invece, non ha fatto altrettanto bene la sua parte. Fra una risposta e l’altra del Papa, il pubblico a casa ha dovuto sopportare un interminabile bla bla religioso, spesso prolisso, astruso e retorico. Soprattutto inutile.

Alcune trovate sceniche, in stile Porta a porta, stridevano platealmente con i contenuti in questione e con l’approccio familiare ma sobrio di Ratzinger. C’erano sette domande e sette risposte del Papa. Non bastava trasmettere quelle, tutte di fila e semmai, alla fine, lasciare spazio a un breve giro di commenti degli ospiti in studio? Una mentalità un po’ gretta, forse, ha fatto pensare che Benedetto XVI non fosse sufficientemente “comunicativo” e la sua riflessione dovesse essere diluita alternando momenti più “televisivi”.

Ma gli unici momenti interessanti (anche e soprattutto per lo spettatore laico) sono stati quelli in cui parlava il Papa. Mentre gli intervalli da talk show religioso facevano venire solo la voglia di cambiare canale. Promosso il Papa, insomma. Bocciata o rinviata a settembre, in questa circostanza, la tv.