Un uomo, 43 anni, carabiniere, uno stipendio mensile che non supera i 1200 euro, in un giorno di festa, il 25 aprile, incontra sulla sua strada quattro imbecilli, uno di 19 anni, gli altri tre, tra cui una ragazza, minorenni. E’ con un collega più giovane, di 34 anni, e stanno svolgendo il loro lavoro quotidiano, difendere la collettività, garantire un controllo del territorio. Chiedono i documenti ai quattro ragazzi, fermati per un controllo, a bordo dell’auto, una Clio, guidata dal ragazzo diciannovenne. I quattro, imbecilli, ripeto, non ci stanno. Prendono un bastone e massacrano di botte i due carabinieri. Antonio Santarelli, il più anziano della pattuglia, è in fin di vita, lotta disperatamente contro la morte. Il più giovane, Domenico Marino, se gli andrà bene perderà un occhio.



I quattro aggressori erano ubriachi fradici, reduci da un rave party a pochi chilometri dal posto di blocco della pattuglia dei carabinieri, a San Martino sul Flora, in provincia di Grosseto, nel cuore della Maremma toscana. Tutti e quattro originari della provincia di Firenze avevano deciso di trascorrere le festività pasquali stordendosi con alcol, droghe e musica sparata a volume pazzesco. Uno sballo, non autorizzato dice oggi il sindaco di Sorano, la località dove in un casale privato si svolgeva il rave party.



Orrore, polemiche, sei vite rovinate, famiglie disperate e sociologi chiamati nei giorni di festa a cercare di spiegare l’accaduto. Famiglie normali, gente che lavora, in una terra non facile ma meravigliosa, quella Maremma grossetana che frequento e amo, anche per il carattere dei suoi abitanti.

Non credo sia necessario capire, comprendere e certamente non dobbiamo giustificare. Dobbiamo stroncare questa follia. Sono feste illegali? E allora perché si svolgono regolarmente? Non si dica che queste torme di giovani imbecilli scatenati si nascondono, si mimetizzano. Queste feste assordanti si odono a chilometri di distanza, le luci psichedeliche proiettate insieme a video su giganteschi schermi non possono essere celate alla vista delle autorità. La droga che questi ragazzi consumano è fornita dalla criminalità organizzata, ‘ndrangheta in particolare. Gli organizzatori hanno mezzi, nomi, cognomi, indirizzi, sono identificabili.



Ci sarà tempo e luogo per dare una interpretazione psicologica, sociologica, morale, al comportamento inumano di questi gruppi di giovani. Oggi, per rispetto di quei carabinieri e dei cittadini, occorre prevenire e, soprattutto, reprimere.