Un avvocato civilista, tra i più stimati di Palermo, teneva in schiavitù nella propria fattoria – per badare agli animali – e picchiava brutalmente un immigrato indiano.
Era uno degli avvocati più stimati di Palermo. Prima che si venisse a conoscenza di quanto, reiteratamente commetteva. Fabio Tringali, noto civilista, teneva in schiavitù un Sinkh di 38 anni. L’indiano era arrivato in Italia dopo un viaggio lungo e pericoloso, convinto di aver trovato l’Eldorado, e di poter dare una svolta alla propria esistenza.
La paga che riceveva a Partinico, nella contrada Coda di Volpe, nella fattoria dell’avvocato nella quale lavorava, gli sembrava onesta: 500 euro per badare agli animali. Sperava, grazie al contratto di ottenere il permesso di soggiorno. Ma ben presto si era reso conto dell’incubo nel quale era precipitato. Per 5 mesi è rimasto prigioniero dell’avvocato, sfruttato e, spesso, picchiato, anche a sangue. Nel novembre scorso era fuggito dalla sua prigione e si era recato dai carabinieri di Partinico per denunciare il suo aguzzino: «Mi minaccia di morte mi ha aggredito con calci, pugni e pure con un bastone» aveva raccontato in lacrime.
Lo stesso giorno, tuttavia, era tornato alla fattoria, dove il civilista lo stava aspettando. E’ stato allora che lo ha colpito con estrema brutalità e violenza. I carabinieri, giunti sul posto, lo hanno trovato a terra sanguinante. L’uomo è stato arrestato dai carabinieri della Compagnia di Partinico ed è accusato dal sostituto procuratore Francesco Del Bene di riduzione in schiavitù.
Un particolare inquietante fa da sfondo alla vicenda: le testimonianze, che ora saranno usate per inchiodare l’uomo. Ebbene: la gente del posto sapeva, aveva più volte visto l’avvocato picchiare il giovane. Ma nessuno era mai intervenuto o aveva denunciato l’accaduto.