Gli investigatori hanno fatto ancora un sopralluogo nel cantiere di Mapello nonostante, ai tempi, in continue ricerche non emerse un solo elemento utile al ritrovamento di Yara.

Il  cantiere di Mapello è avvolto tutt’ora da un alone di mistero. C’è qualcosa di irrisolto, non del tutto chiarito, che ha fatto decidere agli investigatori che seguono il caso di yara Gambirasio, la 13enne di Brembate di Sopra scomparsa il 26 novembre e ritrovata esattamente tre mesi dopo, di non escluderlo definitivamente dalle indagini. 



I Carabinieri, quindi, nei giorni scorsi hanno fatto visita ancora una volta nell’area di ben 60mila metri quadrati. Nonostante, ai tempi, non avessero trovato al suo interno una sola traccia della ragazzina né un solo elemento che potesse in qualche modo indirizzare le ricerche sulla pista giusta. Niente di niente. Perché una tale ostinazione? Gli inquirenti tagliano corto: «Normali contatti nell’ambito delle indagini», intendendo che non si tratterebbe, quindi, della ricerca di indizi che possano far risalire all’assassino.  



Tuttavia, il fatto che i carabinieri abbiano contattato gli operai del luogo, lascia intendere che l’ipotesi di un passaggio di Yara dal cantiere non sia stata ancora esclusa del tutto. Ai tempi, gli investigatori giunsero nell’aerea in costruzione grazie ai cani molecolari che, dopo aver annusato un calzino della piccola li condussero lì. I Ris di Parma, poi, condussero un sopralluogo in uno stanzino in cui si trovavano gli impianti elettrici, ma non trovarono, anche i questo caso, nulla.

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