I giudici della Corte Costituzionale hanno bocciato la parte del pacchetto sicurezza del 2008 che conferisce ampi poteri ai sindaci in materia di accattonaggio e prostituzione.

La Corte costituzionale ha bocciato alcune misure contenute nel pacchetto sicurezza varato dal governo nel 2008. La Consulta, in particolare, non ha ritenuto legittimo l’aumento di poteri conferiti ai primi cittadini. I  “sindaci-sceriffi” avevano utilizzato le nuove deleghe per varare ordinanza anti-accattonaggio e antiprostituzione in diverse città.



L’articolo bocciato dai giudici è il 125 del 2008, nella parte in cui permette che il sindaco adotti provvedimenti «a contenuto normativo ed efficacia a tempo indeterminato» per preservare la sicurezza urbana ed eliminare i rischi che la mettono a repentaglio, anche a prescindere da casi di «contingibilità e urgenza». La questione innanzi alla Consulta è stata sollevata dal Tar del Veneto cui aveva fatto riferimento l’associazione “Razzismo stop” in merito ad un’ordinanza del sindaco di Selvazzano Dentro.



La sentenza – la numero 115 – ritiene violati gli articoli 3, 23 e 97 della Costituzione sull’eguaglianza dei cittadini, la riserva di legge e il principio di legalità sostanziale in materia di sanzioni amministrative. Secondo i giudici, il pacchetto, nel prevedere un potere di ordinanza dei sindaci, in quanto ufficiali del Governo, che non si limiti a casi contingibili e urgenti, «viola la riserva di legge relativa» in quanto «non prevede una qualunque delimitazione della discrezionalità amministrativa in un ambito, quello della imposizione di comportamenti, che rientra nella generale sfera di libertà dei consociati. Questi ultimi – continua la Corte – sono tenuti, secondo un principio supremo dello Stato di diritto, a sottostare soltanto agli obblighi di fare, di non fare o di dare previsti in via generale dalla legge».