La morte di una ragazza di 16 anni in Portogallo, stroncata da un’infezione dopo aver preso la pillola abortiva, porta per la prima volta alla luce le conseguenze della Ru486 anche in Europa. In tutto dieci i decessi accertati nel Nord America, mentre in Europa finora le statistiche ufficiali parlavano solo di effetti collaterali di lieve entità. Al di fuori di qualsiasi valutazione di carattere morale, resta però da comprendere se i dati sulla sicurezza del farmaco diffusi da istituzioni come l’Organizzazione Mondiale della Sanità rispondano o meno al vero.
Ilsussidiario.net ha intervistato in esclusiva Monty Patterson, il padre della prima donna in tutto il mondo la cui morte per infezione è stata imputata alla Ru486. Era il 2003 quando Holly, 18 anni, si è spenta in un ospedale alla periferia di San Francisco. La sua morte ha squarciato per la prima volta il velo di silenzio e di menzogne con cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità cerca di difendere l’utilizzo della pillola abortiva a livello globale.
Patterson, perché lei ritiene che l’aborto farmacologico sia pericoloso?
Il primo motivo è che mia figlia è morta per colpa di una pillola abortiva. Questa è la prima cosa che mi viene in mente, ma oltre a questo ritengo che sia pericoloso perché ci sono proprietà del mifepristone, detto anche Ru486, che possono danneggiare o alterare la risposta immunitaria, creando varie infezioni tra cui soprattutto quella del Clostridium Sordellii. E questo è un aspetto di cui non si parla molto, quando si discute della maggiore o minore sicurezza della Ru486. Tra gli altri aspetti meno affrontati ci sono anche gli effetti del mifepristone sui gluco-corticoidi, in grado di condizionare il sistema immunitario. Ritengo quindi che il farmaco abbia la capacità di esporre le donne a serie infezioni, come conseguenza delle proprietà della medicina.
Ma secondo le statistiche ufficiali quanti decessi sono avvenuti in conseguenza della Ru486?
Undici in tutto. Secondo il New England Journal of Medicine finora sono state accertate nove morti negli Stati Uniti, di cui sette per infezione da Clostridium Sordellii, una per Clostridium Perfringens e una per emorragia. Un’altra donna è morta in Canada, mentre in questi giorni si è registrato il primo decesso in Portogallo.
Negli Usa la Ru486 è legale da ben 11 anni. Non sono stati sufficienti per chiarire ogni dubbio sulle sue possibili conseguenze?
Su questo argomento sono stati pubblicati diversi articoli, tra i quali spiccano quelli del dottor Ralf Miech, che nel 2006 ha presentato i risultati della sua ricerca con un’intervista alla Cbs, del dottor McGregor dalla California e della dottoressa Esther Sternberg del National Institute of Health. Da queste ricerche emerge la pericolosità della pillola abortiva, anche solo per la presenza di mifepristone. Inoltre il Clostridium Sordellii è fatale: non si conosce infatti nessuna donna che sia mai sopravvissuta dopo averlo contratto come conseguenza della pillola abortiva. Per non parlare del fatto che le procedure utilizzate, in particolare negli Usa, fanno sì che il farmaco sia lasciato all’utilizzo della donna senza alcun controllo medico. La donna riceve la prima pillola in ospedale, quindi torna a casa e prende la seconda dose di mifepristone, assumendola in varie forme. Ritengo quindi che le lesioni causate dalla pillola abortiva in tutto il mondo siano in larga parte sconosciute. Il caso avvenuto in Portogallo porta alla luce le conseguenze del Clostridium Sordellii per la prima volta anche al di fuori dal Nord America.
Ritiene che 11 decessi in 11 anni siano un dato statisticamente rilevante?
La fonte dei dati ufficiali negli Usa è la Food and Drug Administration (Fda), cioè l’autorità regolatoria che si basa a sua volta sulle cifre degli ospedali. Le cliniche però sono libere di fornire o meno le statistiche, e quindi molti dei casi non li conosciamo. Numerose donne mi scrivono e-mail raccontandomi di aver e riportato gravi problemi, come infezioni ed emorragie anche molto serie, e non penso che questi casi siano mai stati riferiti alla Fda. Ciò che abbiamo quindi scoperto, soprattutto dopo la morte di mia figlia Holly, è stato reso possibile dal fatto che io ho deciso di rendere tutto quanto di pubblico dominio. E quindi le persone hanno iniziato a conoscere meglio il problema, mentre prima avevano solo dei rapporti molto tecnici pubblicati dalla Fda sul suo sito. Sappiamo infatti delle lesioni causate dalla Ru486 solo quando le persone lo raccontano, e questo non è un argomento di cui di solito si parla volentieri.
Che cosa è successo da quando ha deciso di raccontare la storia della morte di sua figlia Holly?
Dopo che è morta, nel settembre 2003, abbiamo deciso di pubblicare tutte le informazioni in nostro possesso. Appena tre mesi dopo, in dicembre, si è scoperto che un’altra donna in California era morta per la stessa causa. Mentre nel gennaio successivo si è venuto a sapere di un terzo caso. Tre famiglie hanno deciso di raccontare alla stampa quanto era avvenuto, e da qui è partito tutto. Perché l’opinione pubblica ha iniziato a puntare gli occhi sulla Fda, costringendola a fare qualcosa. Se ciò non fosse avvenuto, penso che oggi nessuno avrebbe mai sentito parlare di Clostridium Sordellii. È per questo che ritengo che il primo caso di donna morta in Europa, quello della 16enne portoghese, sia un precedente importante. Quanti altri casi sono avvenuti senza che nessuno li conoscesse? Quante altre donne possono essere morte per la pillola abortiva? Solo i medici conoscono queste informazioni.
Ma perché allora nel 2003 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che la pillola abortiva è sicura?
L’Oms ha una libertà d’azione limitata per il fatto di lavorare a stretto contatto con tutti i fornitori di pillole abortive. Ci sono molteplici gruppi americani, come il Population Council, o internazionali che collaborano con l’Oms fornendole solo statistiche da cui si desume che le procedure e le pillole usate per l ’aborto farmacologico sono sicure. Le donne che affermano di avere avuto dolori acuti, diarrea, emorragie, nausea e vomito sono molto numerose: come può l’Oms continuare a dire che la pillola è sicura? E quando si arriva a un decesso, l’Oms ribatte: «D’accordo, ma non sono morte poi così tante persone». Ma quante donne sono morte in realtà, o hanno riportato lesioni gravi, in Paesi come la Cina, dove la pillola abortiva è in assoluto più utilizzata e non esiste alcun sistema per calcolarne le conseguenze?
Perché l’Oms persegue questa politica?
Perché nella sua agenda c’è la volontà di fornire alle donne un accesso più facile all’aborto farmacologico. Anzi, cercano di convincere i servizi sanitari nazionali che questo è un modo evitare l’aborto chirurgico. Dimenticando però che oltre il 10% delle donne ha bisogno di un’operazione come conseguenza di un aborto farmacologico non riuscito.
(Pietro Vernizzi)