L’Eurispes ha presentato oggi in conferenza stampa L’Osservatorio sulle famiglie, una idea nata per analizzare e “monitorare tutti i temi che riguardano da vicino la famiglia”. Lo ha detto nel corso di una conferenza stampa il presidente di Eurispes, Gian Maria Fava. Nel corso della sua presentazione, Fava ha anche detto che oggi la definizione di famiglia presente nella Costituzione “risulta insoddisfacente”. Questo perché, secondo Fava, la società è cambiata nel corso dei decenni. Le famiglie non sarebbero più soggetti “normativi” come recita la Costituzione,  ma “affettivi, basati più sull’amore che sul rigore, indipendenti da contratti e impostazioni interne”. I matrimoni, osserva l’Eurispes, sono diminuiti dal 1995 al 2008 del 15% e sono nate e aumentate nuove forme di convivenza: famiglie monogenitoriali, senza prole, ricostituite, omosessuali. L’Osservatorio verrà diretto dall’avvocato Andrea Catizone. Si occuperà di identikit della famiglia italiana, separazioni e affido dei figli, indebitamento delle famiglie, questione abitativa, istruzione, criminalità in ambito familiare.  Per Fava questa loro ricerca non sarà ideologica ma laica: “Nostro compito è quello di descrivere la realtà piaccia o non piaccia”. Il Sussidiario.net ha chiesto a Luisa Santolini, già presidente del Forum delle Associazioni Familiari, attualmente presidente della Fondazione Vita e famiglia ed esponente parlamentare dell’Unione Democratici di Centro, la sua opinione su quanto dichiarato oggi da Fava.



Onorevole Santolini, definire la Costituzione superata perché il modello di famiglia è cambiato le sembra plausibile?

Assolutamente no. Questo è solo un arrampicarsi sugli specchi. Sulla famiglia la Costituzione è chiarissima e non la si può invocare in modo alterno, dicendo in certi momenti che è normativa su tutto e in altri quando cioè fa comodo che è da cambiare.



Come giudica l’iidea di famiglia come luogo affettivo e non normativo?

Del tutto inappropriata. La famiglia non è solo luogo di affetti e di amore, bensì è un patto pubblico. La famiglia ha una rilevanza sociale perché è un patto pubblico tra due persone che lo sottoscrivono davanti alla comunità. Ha quindi una valenza che non è superabile solo perché diventa anche luogo degli affetti. Questa è una lettura ideologica dettata da una lobby di pensiero che vuole forzare la Costituzione per andare incontro a coloro che negano la famiglia, che vedono la famiglia come un ostacolo alle coppie di fatto e alle unioni omosessuali. Nulla vieta alle persone di regolarsi come vogliono dal punto di vista dei rapporti affettivi, ma non si invochi la famiglia, che è un baluardo di civiltà sociale e non di contenuti puramente affettivi.



Può spiegarsi meglio?

La famiglia è tessuto sociale, dimostrato dai fatti concreti, è tutela dei soggetti deboli, si identifica con l’accompagnamento delle persone, con la loro educazione. Tutti elementi che fondano e preservano una società. E’ un patto insuperabile e meno male che c’è. Per cui non invochiamo  l’anarchia, non parliamo di libertà totale in nome dell’affettività, è una cosa che non sta in piedi.

E la Costituzione?

La Costituzione, per quel che riguarda la famiglia, non è solo articolo 29, 30 e 31. Tutta la Costituzione denuncia l’attenzione particolare verso la famiglia. Ci sono dentro moltissimi articoli che apparentemente non hanno a che vedere con la famiglia, ma invece lo sono. Il richiamo costante alla visione della famiglia permea l’intera Costituzione, la visione di famiglia come realtà primordiale. Bisognerebbe cambiare l’intera Costituzione, non solo l’articolo 29. L’Osservatorio potrà dire quello che vuole, ma si tratta di valutazioni inaccettabili. Non è un problema ideologico ma sociale, giuridico, costituzionale.

L’Osservatorio ha anche detto oggi che la famiglia è stata trascurata dalle istituzioni. E’ d’accordo?

Su questo sono completamente d’accordo. Sono 40 anni che la famiglia è uscita dall’agenda della politica per cui non si fanno provvedimenti sulla famiglia, si parla di individui, di impresa, ma non si parla di soggetto famiglia. Nè a livello locale né a livello nazionale. Si è visto anche in queste elezioni amministrative come i programmi dei partiti non abbiano tenuto in nessun conto la famiglia, noi siamo stati l’unico partito ad avere al centro la famiglia.  Non ci sono oggi provvedimenti fiscali, consultori, assistenza, tariffari locali, impegni scolastici: non esiste l’idea che la famiglia sia interlocutore e soggetto abilitato. Anche nella scuola la famiglia oggi è presenza marginale di sfondo. Manca una precisa volontà politica e non si dica che i soldi non ci sono: i soldi ci sono ma vengono sprecati in attività inutili.

 

 

(A cura di Paolo Vites)

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