Giovedì la Corte di Cassazione ha annullato, con un rinvio, una delle ordinanze che disponevano la carcerazione per Sabrina Misseri, ha ordinato al Tribunale del Riesame di Taranto di rispondere alle obiezioni mosse dagli avvocati e di rivedere tutto il materiale indiziario su di lei. Il motivo consiste nel fatto che, si legge nelle motivazioni dei supremi giudici, le versioni di Misseri, padre di Sabrina e zio di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana uccisa il 26 agosto in circostanze tuttora non chiare, sono inattendibili. Sono sette, «tra di loro incompatibili e sovente contrapposte». Ognuna, poi, «porta con sé .- scrivono ancora i giudici – una totale o parziale, ma sempre significativa, quota di ritrattazione e, con essa, un grave segnale di inattendibilità». I giudici non sostengono che Sabrina sia estranea all’omicidio, ma criticano l’operato del tribunale che l’ha incarcerata in base alle dichiarazioni di Misseri, senza «alcuna verifica dei comportamenti da lui effettivamente tenuti». La Cassazione ha, inoltre, accolto le obiezioni della difesa, che sosteneva che i magistrati avessero interrogato Misseri senza tener conto della sua «suggestionabilità».



Nei confronti di Sabrina, il Tribunale del Riesame avrebbe fatto un errore scegliendo criteri di giudizio sempre a «discapito dell’imputata», specialmente quando c’era il«dubbio sul significato della prova». «In materia di libertà personale – conclude la Cassazione – se due ipotesi sono egualmente sostenibili, se due significati possono parimenti essere attribuiti a un dato deve privilegiarsi quello più favorevole all’imputato, che può essere accantonato solo ove risulti inconciliabile con altri univoci elementi di segno opposto».

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