Yara è tornata a casa. La bara bianca, circondata dai fiori e la sua foto, sorridente. Yara è tornata a casa e il dolore stampato sul volto della gente che prega è lo stesso dolore lancinante e incredulo che per mesi ha accompagnato questa storia.
Domani ai suoi funerali ci sarà tutta Brembate, ci sarà la sua gente, ci saranno i volontari, gli amici, ma ci saranno anche quelle centinaia di persone che non l’hanno mai conosciuta, eppure l’hanno amata come una figlia. Qui c’è la fede che scorre come un fiume in piena; la fede dei suoi genitori che ci hanno insegnato a non odiare, la fede della gente semplice che non ha mai smesso di chiedere un miracolo. La fede di don Corinno Scotti, il parroco del paese, che in questo lungo tempo dell’attesa, ci ha insegnato che la fede non lenisce il dolore, ma semplicemente rende possibile viverlo. Oggi è il tempo dell’ultimo saluto.
Yara è tornata a casa. In quel paese che l’ha vista felice, l’ha vista adolescente inseguire i suoi sogni. Lo stesso paese dove è stata inghiottita in un cammino di dolore e di morte. Ed è per questo che nessuno smette neppure per un istante di chiedere giustizia. Perché è assurdo, insopportabile, pensare che dopo sei mesi nulla si sappia di chi ha strappato Yara dai suoi sogni. Ed è a loro che si rivolge don Corinno durante la messa che ha salutato il ritorno di Yara.
È tornato a parlare del «cuore duro e di pietra degli assassini». «Devono sapere questi assassini – ha detto il parroco – che se sono sfuggiti finora alla giustizia degli uomini, non potranno però mai sfuggire alla giustizia di Dio». Alla preghiera dei fedeli, l’intonazione accorata recitata dai fedeli: «Yara il Signore è con te, ora sei al sicuro». Ecco i due sentimenti che si respirano. La certezza che Yara oggi è tra le braccia di Dio e la richiesta di una giustizia che colpisca chi si è reso responsabile di un delitto tanto atroce.
Lo strazio del dolore si rinnova. Era stato così in quel freddo giorno di novembre quando Yara scomparve. È stato così il giorno del suo ritrovamento in quel campo di Chignolo. Ed è oggi così, mentre ci si prepara all’ultimo saluto. Come è stato in questi mesi lunghi e dolorosi, nessuno invoca vendetta. La gente prega; a centinaia sosteranno davanti a quella bara bianca e domani saranno presenti ai suoi funerali.
Yara sorride nella foto accanto alla sua bara bianca e c’è anche il disegno di uno dei suoi fratelli, il più piccolo; una bambina in un prato verde. Domani sarà un grande abbraccio, l’ultimo abbraccio alla piccola Yara. Ma non tutto sarà finito. Questo piccolo angelo continuerà a compiere i piccoli miracoli che hanno costellato questi mesi di dolore. La sua storia, il suo dramma. ha risvegliato la fede dei semplici, ha riavvicinato la gente. Oggi si attende un ultimo miracolo. Che il cuore di pietra dei suoi assassini, si sciolga.
(Massimo Romanò)