Un altro neonato abbandonato. Chissà cosa susciterebbe nelle persone che hanno vissuto o sono anche solo state toccate dai recenti drammi legati alla morte di due piccoli abbandonati dai loro padri per dimenticanza questa notizia. La notizia del ritrovamento di un neonato, abbandonato vicino a un cassonetto in una busta di plastica e ritrovato da una coppia di anziani coniugi a Brescia. Qui c’è un lieto fine. Nel loro caso no. La cronaca di questi giorni è stata infatti funestata dalle notizie di bambini abbandonati, per dimenticanza, in auto e purtroppo deceduti. Sono stati due in particolare gli episodi che hanno colpito e commosso l’opinione pubblica. La prima volta meno di due settimane fa è stato il caso della piccola Elena (di cui abbiamo parlato qui). La bambina non aveva resistito alle condizioni di calore estremo nell’auto in cui era stata abbandonata. E dopo una lunga agonia all’ospedale è morta per un’edema celebrale. La madre Chiara Sciarrini, ha commosso l’Italia con una videolettera che è stata trasmessa da tutti i telegiornali della sera. Ci si è interrogati, si è cercato di capire perché e come un padre affettuoso, pieno di premure e attenzioni possa arrivare a dimenticarsi della figlia, rinchiusa in una automobile. Eppure l’intenso sentimento e la commozione che ha contagiato tutti alle parole della madre della piccola Elena, ha ricacciato indietro i “forcaioli” che sempre spuntano quando una tragedia del genere colpisce un bambino. Naturalmente per legge il responsabile di una così grave dimenticanza viene giustamente perseguito e indagato – nello specifico – per omicidio colposo. E di questa colpa certamente il padre della piccola Elena si sentirà colpevole oltre ogni sentenza di tribunale. Le persone che conoscono la coppia si sono mobilitate e le maestre dell’asilo di Elena hanno scritto parole di grande umanità nei confronti del padre “Caro Lucio […] non farti divorare dai rimorsi. Chiara ora, più che mai, ha bisogno di te e anche la bambina in arrivo ha bisogno del suo papà. Devi raccogliere le forze del grande amore che ti offre Chiara e non abbandonarti alla disperazione”. Pochissimi giorni fa, poi, un altro caso, quello del piccolo Jacopo. Un’altra famiglia distrutta dal dolore, con una madre che non si è rassegnata alla morte del suo piccolo, un angioletto biondo e ricciolini come lo descrivevano tutti quelli che lo conoscevano. “Jacopo, vieni da me, vieni dalla mamma”, ripeteva in una cantilena straziante. Anche qui un padre stressato, buono e premuroso che si trasforma in un involontario carnefice e abbandona il figlioletto, una delle persone che dà senso – probabilmente – a gran parte dei suoi sacrifici quotidiani. Gli psicologi si sono espressi, parlando di persone con una bassissima tolleranza alle situazioni stressanti la cui mente tende a “cancellare” gli impegni. Oggi la sconosciuta protagonista di questo abbandono è stata più fortunata, come anche il suo bambino. Un maschietto bianco che non dovrebbe avere più ventiquattro ore di vita, senza un nome, scambiato li per li per un gattino da una anziana coppia.
E lasciato vicino a un cassonetto dell’immondizia, come se davvero la sua piccola esistenza fosse inutile e valesse meno di quella di Elena o di Jacopo. Invece ora sta bene. Aveva ancora attaccato un moncone di cordone ombelicale che è stato rimosso in ospedale.Verso le 13, la coppia di anziani stava passeggiando in Corso Magenta, quando ha notato per terra, vicino a un cassonetto dell’immondizia, una busta di plastica che si muoveva. La coppia ha raccolto la borsa e l’ha portata alla caserma dei carabinieri. Il perché questo bambino rifiutato si sia salvato e Elena e Jacopo siano morti rimarrà per sempre misterioso, ma sicuramente è un fatto che ci interroga tutti. Ma forse – lassù – Elena e Jacopo ne sanno qualcosa…