L’allarme lo ha lanciato il capo della Cia, Leon Panetta, subito dopo la morte di Osama Bin Laden: «Al Qaeda quasi sicuramente cercherà di vendicare l’uccisione di Bin Laden». Il che significa una cosa sola: l’allerta terrorismo torna elevata, come nei giorni immediatamente successivi all’11 settembre 2001. Ne è consapevole anche il nostro ministro degli Interni, Roberto Maroni, che ieri ha specificato che ci si può aspettare una reazione immediata da parte dei terroristi.
Quello che è cambiato, rispetto a dieci anni fa, è naturalmente la capacità di colpire della rete di Al Qaeda, oggi decisamente inferiore grazie all’azione di contrasto operata dalle forze occidentali nell’arco di un decennio. Il che non significa che un rischio attentati non sia effettivo. Per capire quale sia la reale situazione che siamo chiamati a vivere dopo l’uccisione di Bin Laden, ilsussidiario.net ha contattato uno dei massimi esperti di lotta al terrorismo islamico. È Stefano Dambruoso, magistrato, che proprio ieri sera è stato ospite del programma Matrix, nominato dal settimanale americano Time «personaggio dell’anno» proprio per il «coraggio professionale dimostrato nella caccia al Terrore».
Dambruoso, dopo aver operato nella direzione distrettuale antimafia di Milano, ha fondato “Eurojust”, primo esperimento di coordinamento di squadre investigative europee ed è stato consulente dell’Istituto internazionale delle Nazioni Unite per la ricerca sul crimine e la giustizia. Dal 2004 ha assunto il ruolo di esperto giuridico presso la rappresentanza permanente italiana dell’Onu di Vienna.



Dottor Dambruoso, come giudica il modo in cui è stata data la notizia della morte di Bin Laden, e soprattutto la diffusione della falsa foto del suo cadavere nelle ore immediatamente successive all’annuncio?

Mi spiace ma non giudico il modo in cui vengono date le notizie, perché mi occupo di indagini giudiziarie. Credo che il fatto che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama abbia – come si suol dire – «messo la faccia» nel dichiarare ufficialmente la morte di Bin Laden sia sufficiente per credere che questa morte sia avvenuta. Tutto il resto sono particolari non rilevanti.



Cosa cambia adesso dopo la morte di Bin Laden nella lotta al terrorismo?

 

In Italia non cambierà praticamente nulla. Da tempo la figura di Bin Laden non era più il punto di riferimento effettivo di cellule appartenenti ad un’organizzazione strutturata di cui lui era ancora il capo. Quello che oggi si presenta piuttosto come un problema per l’Italia, è capire l’effetto della diffusione del messaggio di Bin Laden nel periodo in cui era vivo. 

A cosa pensa?

Alla diffusione ideologica del terrorismo come arma di lotta, soprattutto attraverso il web. Quello che dobbiamo vedere è quanto il suo insegnamento abbia attecchito a livello di cellule indipendenti. 



E a livello internazionale?

A livello internazionale, invece, il cambiamento potrebbe essere significativo. Penso al Pakistan e all’Afghanistan, che sono zone di guerra effettiva e quotidiana contro Al Qaeda. Ecco, lì le forze alleate possono salutare la morte di Bin Laden come un successo significativo nella loro lotta contro il nemico. Un evento che potrebbe imprimere una svolta.

Il governo americano ha già lanciato l’allarme per possibili azioni di vendetta da parte dei terroristi. Quali sono oggi in Italia gli obiettivi di possibili attentati?

Lo scopo delle azioni terroristiche di Al Qaeda, ora che si tratta di vendicare la morte di Osama, diviene assai più quello di raggiungere visibilità a prescindere dall’obiettivo stesso. Dunque non esistono luoghi che possono considerarsi più o meno a rischio. Ritengo che i luoghi istituzionali già monitorati da tempo dai nostri servizi di sicurezza continueranno a esserlo; penso poi alle caserme, agli edifici che ospitano istituzioni pubbliche o ai luoghi di culto, tutti evidentemente possibili obiettivi di azioni di ritorsione terroristica. Allo stesso tempo ci sarà un ampliamento dell’azione di intelligence dei nostri servizi, perché solo così si sarà in grado di anticipare possibili rischi. L’azione dell’intelligence verrà certamente aumentata nelle prossime ore.

Eventi di massa, come la beatificazione di Giovanni Paolo due giorni fa a Roma, sono da considerarsi particolarmente a rischio? Alcuni hanno notato come la notizia della morte di Bin Laden sia avvenuta proprio il giorno dopo l’evento di Roma e non prima…

Eventi di massa come la beatificazione del Papa il primo maggio ci saranno sempre, e non credo ad una dietrologia sull’annuncio della morte di Osama. L’importante è che le nostre forze di sicurezza continuino l’azione di monitoraggio che anni di allerta e di prevenzione hanno addestrato a compiere in modo efficace.

Ci sono luoghi, come ad esempio la moschea di Viale Jenner a Milano, che da tempo sono al centro di indagini anti terrorismo. Dobbiamo aspettarci un giro di vite su chi le frequenta?

Ci sono diversi luoghi, in Italia, che da tempo le forze di sicurezza conoscono come punti di incontro e di raccolta fra soggetti che si ritengono fedeli all’ala fondamentalista e jiadista della religione islamica. Tali siti sono tenuti sotto stretto controllo, fuori da qualsiasi pregiudizio di carattere religioso. Per intenderci: i nostri agenti sanno benissimo distinguere i musulmani che sono fedeli alla pratica religiosa da quelli disposti a farsi attrarre dall’ala estremista e terroristica.

(A cura di Paolo Vites)

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