Sono passati 30 anni da quando ero stato al mare di Metaponto. Si può dire che l’Italia l’abbiamo scoperta così: accettando l’invito degli amici che avevamo conosciuto all’Università, a Milano. Imma e Assunta erano di Bernalda, quel borgo evocato in una struggente canzone: “Paese mio che stai sulla collina, disteso come un vecchio addormentato….”. Allora lo sport preferito era fare il viale Re Umberto avanti e indietro: c’era tutto il paese, compreso il parroco, don Mimì, che per par condicio nei riguardi dei negozianti girava una volta sul marciapiede di destra e un’altra su quello di sinistra. Bernalda è famoso anche per essere il paese che ha dato origine alla famiglia Coppola, quella di Francis Ford Coppola, che qui tutti attendono, visto che stanno terminando il lavoro di un suo hotel con nove camere, proprio nel viale principale del paese. Ma comunque sarà, non riuscirà ad essere bello come il Giamperduto, un’oasi di 12 camere, aperta da neanche un anno, dove il riposo è assoluto.
A Bernalda ci sono arrivato dalla Calabria verdissima, quella di Sibari, col treno che mi portava a Metaponto dove mi chiedevo la ragione per cui questi ragazzi della mia età, che avrei incontrato, erano rimasti lì. Proprio così: non hanno scelto la grande città, non hanno cercato quelle che vengono definite “sicurezze”. Ma hanno investito puntando sulla forza della tradizione, che al Sud è rimasta indomita. A Bernalda ho pranzato con il sindaco, che mi ha annunciato per fine luglio il Festival del jazz. Ma la vera festa sarà per il matrimonio della figlia di Francis Ford Coppola, che si terrà in estate, e in paese viene letta come un atto di amore per la terra che ha originato una famiglia di grandi artisti. Ma per me è stata una festa grande passare questi due giorni nel miglior country-hotel degli ultimi tempi. Si chiama Giamperduto (via Giamperduto snc – tel. 0835542462 – www.giamperduto.com) ed è un’idea di un giovane, Francesco Montemurro, che ha deciso di rimanere qui per dare qualcosa al suo paese.
Ha una dozzina di camere, bellissime, disseminate come fossero casette coloniali, in mezzo agli ulivi, ai melograni, ai prati e alla piscina. Da qui, sono stato a pranzo Al Vecchio Frantoio (corso Umberto I, 70 – tel. 0835543546) che fa una convincente cucina di pesce, e poi alla Locandiera (corso Umberto I, 194 – tel. 0835543241), per assaggiare la cucina tipica di questa terra: polpettine fritte di zucchine, zuppa di fagioli di Sarconi con guanciale e pane raffermo e la Tripolina con mollica di pane raffermo (primo piatto della memoria). Tra i secondi c’è il Pastorale: stufato di agnello con patate, cipolle, sedano e carote. Chiudete con la focaccia dolce di ricotta fresca e uva sultanina.