Uno dei casi più oscuri della storia italiana, che si accinge, ogni giorno che passa, a diventare tra i tanti misteri irrisolti della cronaca nera. L’omicidio di Yara Gambirasio si è presentato, finora, di complicatissima risoluzione. La 13enne scomparve il 26 novembre scorso dal paesino di Brembate di Sopra, nel bergamasco. Era una promettente ginnasta, e l’ultima volta in cui qualcuno la vide in vita fu nel centro sportivo in cui si allenava. Sparì misteriosamente, nel nulla. Per mesi le forze dell’ordine e i volontari della Protezione civile la cercarono senza sosta, giorno e notte, lavorando la domenica e i festivi. Vennero impiegati anche i cani molecolari, in grado di rintracciare le più infinitesimali tracce olfattive.



Esattamente tre mesi dopo, fu ritrovata in un campo di Chignolo d’Isola. Una beffa del destino, dato che il luogo si trova a poche centinaia di metri, in linea d’aria, dal centro di coordinamento delle ricerche. Come se non bastasse, quel campo era già stato battuto. In molti, poi, hanno raccontato di esser passati più volte da quelle parti; qualcuno per fare jogging, altri per andare a caccia o a pesca. Ciò che sembra chiaro (ma non è escluso che le cose stiano diversamente) è che Yara fu uccisa altrove rispetto al luogo del ritrovamento.



L’AUTOPSIA – Difficile, anzi, difficilissimo l’esame autoptico. Si può solo immaginare, dopo tre mesi, in che condizioni potesse versare il suo esile corpicino. Difficile anche stabilire le cause della morte. Un’esclusiva di Oggi riferì che la piccola era stata strangolata dopo esser stata presa a pugni. Due grosse ecchimosi sotto gli occhi e una sulla tempia lo dimostrerebbero. Da due segni sul collo sarebbe stato dedotto che l’assassino uccise Yara strangolandola con entrambe le mani. In quel momento giaceva prima di sensi. Poi l’aggressore l’avrebbe colpita con un coltello. Ma lei era già morta. Infatti, non furono trovate tracce di sangue.



Spuntarono innumerevoli piste, tra cui quella satanica, in virtù di alcuni tagli ritrovati sul corpo. Ma nessun movente e, soprattutto, nessun indiziato. A sei mesi esatti dalla scomparsa, poi, i media diffusero una notizia che pareva potesse portare ad una svolta. Sul corpo di Yara erano state trovate tracce di Dna, i profili genetici di 4 persone.

I 4 profili rinvenuti apparterebbero a 4 persone distinte, 3 maschi ed una donna. Solo uno di questi, tuttavia, uno maschile, è altamente indiziario. L’unico non suscettibile di contaminazione casuale. Su questa traccia gli inquirenti hanno iniziato a focalizzare le risorse investigative. Polizia e carabinieri hanno dato vita a controlli a tappeto, specialmente nella zona di Brembate, chiedendo  a numerosissimi cittadini, specialmente a chi frequentava la palestra di Yara, una campione di saliva, allo scopo di compare le tracce genetiche con quelle rinvenute sul corpo. Come riferiva BergamoNews, l’obiettivo è uno solo: «stanare l’assassino».

Sono ormai 3mila i campioni di Dna prelevati e comparati, ma dell’assassino non vi è ancora l’ombra. Si è riusciti, finora, a stabilire solamente che si tratta di un maschio di razza caucasica, il Dna del quale è riconducibile al 60% al ceppo lombardo e al 40% all’Est europeo. Non è poco, anche se non è abbastanza. Ecco perché potrebbe scendere in campo l’Fbi.

 

Secondo quanto ha riportato lunedì sera, 11 luglio, il Tg 3 Lombardia, pare che gli esperti del Federal Bureau of Investigation, il principale braccio operativo del Dipartimento di giustizia, interverranno per dare una mano ai nostri investigatori.

Gli Usa possiedono, infatti, apparecchiature sofisticatissime che potrebbero concentrarsi nell’analisi, in particolare, di una traccia di Dna ritrovata sugli slip della piccola ginnasta. Particelle di acido desossiribonucleico rimaste intatte dopo tre mesi che, con un test di qualche ora, potrebbe permettere di risalire all’età, al colore dei capelli e degli occhi della persona a cui appartengono. I tecnici dell’Fbi con il loro kit, potrebbero ulteriormente restringere il campo di ricerca e dare un contributo estremamente significativo alla ricerca del mostro che ha ucciso Yara.