Santo del giorno 13 luglio 2011: sant’Enrico II imperatore – Il santo che si festeggia oggi, Enrico II, ci offre un grande esempio di cosa significhi governare bene. Per questo oltre che santo è patrono delle teste coronate. Sant’Enrico II nacque nel 973 vicino a Bamberga, in Baviera, dal duca bavarese Enrico il Litigioso e Gisella di Borgogna. Ricevette un’educazione cristiana: fu istruito prima dai canonici di Hildesheim, poi dal vescovo di Ratisbona, San Wolfgang. La sua fu una famiglia ricca di grandi vocazioni: il fratello Bruno rinunciò alla vita di corte e divenne in seguito vescovo di Augusta; delle due sorelle, Brigida divenne monaca, e Gisella sposò il celebre Santo Stefano d’Ungheria.



Divenne Duca di Baviera, in seguito contro di lui si alzò il celebre Arduino d’Ivrea, che era riuscito a conquistare la corona d’Italia, ma questi lo sconfisse con un’armata e poi raggiunse Roma con sua moglie Cunegonda: qui, nel 1014 ormai re di Germania e d’Italia, fu incoronato a guida del Sacro Romano Impero da Papa Benedetto VIII. Si accerchiò di saggi consiglieri, come Odilone, abate di Cluny, centro di riforma della Chiesa.
Da imperatore, sant’Enrico II si mostrò benefattore della Chiesa, restaurò le sedi vescovili di Hildeshein, Magdeburgo, Strasburgo e Meersburg. Nel 1006 fondò la diocesi di Bamberga dove fece costruire la cattedrale e un monastero, anche per rafforzare il suo potere in quella parte della Germania. In questo si trovò contro i vescovi di Wurzburg ed Eichstatt, che vedevano sottratte parti della propria diocesi. Ma l’imperatore ottenne l’approvazione del papa Benedetto VIII e nel 1020 la cattedrale fu consacrata. Inoltre sant’Enrico II sostenne la riforma cluniacense, collaborando in particolare con Sant’Odilone di Cluny e Riccardo di Saint-Vanne, e fu lui che si impegnò perché fosse introdotto il Credo nella Messa festivo. La sua opera al servizio del cristianesimo non gli impedì comunque di dedicarsi ad accrescere il proprio potere e la propria potenza, con azioni che possono anche incontrare critiche, come ad esempio la scelta di prendere le armi contro la cattolicissima Polonia.



Sant’Enrico II tornò ancora in Italia nel 1021, per una spedizione in Puglia contro i bizantini, ma si ammalò e sulla via del ritorno fu portato a Montecassino: qui, narra la leggenda, che guarì miracolosamente pregando sulla tomba di San Benedetto. Restò tuttavia storpio per il resto dei suoi giorni, fino alla morte a Bamberga il 13 luglio 1024. Sua moglie Cunegonda si ritirò in un monastero benedettino da lei fondato. Furono sepolti entrambi, vicini, nella cattedrale di Bamberga.

Una lettera di sant’Enrico II, dal Breviario, è significativa della tensione che animò sempre sant’Enrico II, volto a cercare i beni eterni: «Siamo invitati e ammoniti dai salutari insegnamenti della Sacra Scrittura di abbandonare i beni temporali e le comodità di questa terra e cercare con ogni mezzo di conseguire le dimore eterne dei cieli. Infatti il godimento della gloria presente è transitorio e vano, a meno che non sia orientato all’eternità celeste».