Santo del giorno 14 luglio 2011: san Camillo de Lellis – Oggi la Chiesa Romana festeggia San Camillo de Lellis, patrono dei malati e degli infermieri. Il santo nacque da una famiglia nobile, a Bucchianico, nelle vicinanze di Chieti, il 25 maggio 1550. Sua madre, Camilla de Compellis, lo mette al mondo già 60enne e muore quando san Camillo ha appena 14 anni. Il padre, Giovanni, è ufficiale nell’esercito Spagnolo. Visto che il figlio non si dedica agli studi, decide di prenderlo con sé. San Camillo de Lellis diventa  soldato di ventura, si dedica al gioco, sperpera tutti i suoi averi.
Nel 1570 il padre muore, e un’ulcera a un piede lo costringe a stare all’ospedale San Giacomo di Roma, dove viene curato bene e assunto come inserviente: ma la sua cattiva condotta lo porta a essere cacciato, perché non lavora, crea confusione, si dedica ancora al gioco. Quindi san Camillo torna a essere soldato e combatte prima al soldo di Venezia, poi della Spagna. Ancora una volta perde tutto ai dadi e finisce a fare il barbone in Puglia. Qui i Cappuccini di Manfredonia lo prendono come manovale e lo aiutano a ritrovare se stesso, il senso del vivere, la speranza. Così nel 1575 lui chiede di entrare nell’Ordine. Di nuovo, a causa del piede malato, finisce all’ospedale romano. La piaga continua ad aprirsi e chiudersi e la sua vita sembra determinata da questo. Resta in ospedale per quattro anni, durante i quali si rende utile con gli altri pazienti, si rende conto della sua capacità nell’aiutare il prossimo, scopre la dignità e il senso di una vita donata per gli altri.



Impara a curare i malati; quindi riprende gli studi e nel 1584 viene ordinato prete. Si dedica sempre ai malati e intorno a lui fiorisce una compagnia che condivide la stessa vocazione e nel 1586 viene riconosciuta dalla Chiesa come religiosi della “Compagnia dei Ministri degli Infermi” (innalzata poi nel 1591 alla dignità di Ordine religioso). I camilliani, così chiamati dal nome del fondatore, indossano un abito nero segnato da una croce rossa: un vestito ben identificabile, che diventerà segno di speranza per i feriti in guerra. Nasce così la figura dell’infermiere e del cappellano, come è viva ancora ai giorni nostri.
Così nella “Vita” di San Camillo viene descritta la sua vocazione e la sua fede: “Soleva spesso ricordare le dolcissime parole di Gesù Cristo: Ero malato e mi avete visitato, le quali in verità pareva che gli fossero scolpite nel cuore”.



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