Una ragazzina 13enne è morta dopo essere stata risucchiata dalla pompa di ricircolo di una piscina. L’adolescente tedesca, in vacanza con il padre in Bulgaria, si era tuffata nella vasca di un albergo, in cui gli operai avevano dimenticato di inserire la griglia di protezione.

UNA MORTE ORRIBILE – Sarah Eberhardt, residente in Germania, al momento dell’incidente si trovava nella cittadina balneare di Slatni Pjassazi, sul Mar Nero in Bulgaria. La polizia ha fatto sapere che «la pompa era talmente forte da essere stata in grado di risucchiarla e tirarla sott’acqua. E’ stato un modo terribile di morire». Sarah è morta nella vasca dell’albergo Berlin Golden Beach, la cui acqua è profonda soltanto un metro e quaranta centimetri. La 13enne è rimasta senza respirare per 20 minuti, prima che i bagnini trovassero il suo corpo nel pozzo al cui interno si trova la pompa. Riportata in superficie, Sarah era ancora viva ma in coma, ed è morta in ospedale la notte successiva. I medici sono stati costretti a dare dei calmanti al padre Gerhard, che due anni fa aveva perso anche la moglie colpita da un ictus.



TRAGEDIA PREVEDIBILE – Proprio a causa dei lavori in corso, la piscina dell’albergo Berlin Golden Beach era senza permesso per l’intera estate. La Procura di Varna, città bulgara sul Mar Nero, ha aperto le indagini nei confronti dei gestori dell’hotel che ora sono accusati di negligenza criminale. Il procuratore Radoslav Lazarov ha fatto sapere che «in un’ulteriore ispezione della scena la griglia che avrebbe dovuto coprire il filtro era rotta». La griglia che impedisce normalmente alle persone di essere risucchiate nel pozzetto era assente, mentre la pompa avrebbe dovuto essere tenuta spenta. Il Berlin Golden Beach un mese fa aveva chiesto alla commissione comunale l’autorizzazione a riaprire la piscina. Il particolare è emerso dal rapporto del procuratore ed è stato reso noto dal quotidiano bulgaro The Sofia Echo. Le autorità locali avevano controllato le caratteristiche dell’acqua e la documentazione della piscina, ma secondo i magistrati spettava ai proprietari assicurare che le condizioni della struttura non presentassero rischi. La tv pubblica bulgara ha fatto sapere che il titolare del resort si è rifiutato di commentare l’accaduto. I precedenti rapporti sulla sicurezza dell’edificio hanno rivelato che la piscina era in funzione dal 2004. Il vicesindaco di Varna, Hristo Bozov, ha proposto la creazione di un corpo speciale di Polizia Turistica per garantire la sicurezza degli ospiti degli hotel. L’incidente assomiglia al modo con cui il 5 luglio scorso è morto un ragazzo belga. L’undicenne Arnaud Preud’homme di Courcelles è annegato in una piscina in Tunisi, dopo essere stato risucchiato da una pompa.



PRECEDENTI INQUIETANTI – Ma il problema delle piscine illegali è particolarmente grave soprattutto in Bulgaria, dove circa i due terzi dei proprietari non hanno nemmeno presentato i documenti per la messa in regola degli impianti. A renderlo noto è stato Lavrenti Silov, specialista in salvataggi in acqua della Croce Rossa Bulgara di Varna, intervistato dal sito web sofiaoggi.com. Per Silov la legge bulgara di fatto non permette di sanzionare i gestori che non presentano regolari domande di utilizzo delle loro piscine. La Croce Rossa della Bulgaria è preoccupata per il fatto che il pericolo di aspirazione in pratica esiste in ogni piscina. Due anni fa una ragazza di Razgrad era morta in circostanze analoghe. Ma un risvolto ancora più inquietante della morte di Sarah Eberhardt è emerso da un articolo del quotidiano tedesco Bild. Due anni fa infatti nella piscina dell’albergo Berlin Golden Beach, la stessa dove Sarah è entrata in coma per poi morire, si sarebbe verificato un incidente analogo. Steffi R., una ragazzina tedesca di dieci anni, il 31 luglio 2009 si era tuffata nella vasca, proprio come Sarah. Steffi era stata a sua volta risucchiata dalla pompa di ricircolo e, come emerge da una lettera firmata tra gli altri dal tour operator bulgaro ITS, si sarebbe liberata dalle correnti pochi istanti prima di perdere i sensi, riemergendo appena in tempo in superficie. Steffi è stata ricoverata per una settimana nell’ospedale di Varna, riportando una forte contusione al petto e un livido proprio sopra il cuore, nel punto in cui il tubo l’aveva aspirata sott’acqua.



 

(Pietro Vernizzi)