Nei giorni in cui l’Istat dichiara che oltre 8 milioni di italiani vivono sotto la soglia di povertà alimentare, in cui la manovra finanziaria prevede l’aumento dell’irpef sui redditi medio bassi, in cui sempre più paesi europei sono a rischio di default, il Presidente Polacco di turno dell’Ue non riesce a mettere all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura, che si svolgerà martedì prossimo, l’integrazione di 400 milioni di euro, secondo la nuova proposta della Commissione Europea, elaborata nel rispetto della sentenza della Corte di Giustizia che aveva obbligato la stessa Commissione a deliberare il 10 giugno scorso un taglio dell’80% dei fondi per gli aiuti alimentari ai poveri (PEAD).
Perchè questo?
Non certo perché manchino i fondi, non perché il Parlamento europeo sia contrario (vedi votazione del 7 luglio quasi all’unanimità per sostenere questo programma) ma perchè 6 paesi (Olanda, Regno Unito, Danimarca, Svezia, Repubblica Ceca, capeggiati della Germania) stanno operando quella che si definisce “minoranza di blocco”.
Viene da pensare che o si sono stancati di stare in Europa oppure in qualche modo vogliono imporre un modello che non è assolutamente proponibile negli altri paesi, in particolare in quelli dove il sistema di welfare ha origini cattoliche, infatti i più colpiti saranno Francia, Spagna, Italia, Portogallo e Polonia. Paesi dove si punta all’accoglienza della persona nella sua totalità e non solo ad erogare un servizio a chi ne ha diritto.
La Fondazione Banco Alimentare Onlus, così come altre associazioni che si preoccupano di assistere i più poveri come Caritas, San Vincenzo De Paoli, Comunità S. Egidio (ma in tutto ce ne sono circa 15mila) sono preoccupate perché i tagli, se confermati, porterebbero a un vero e proprio conflitto sociale, visto che sono più di 3 milioni i poveri in Italia che rimarrebbero anche senza l’unico pasto quotidiano che oggi queste associazioni riescono a garantirgli. Al sud, in particolare, alcune di queste associazioni hanno già dovuto chiudere per impossibilità a reggere il continuo aumento di richieste di aiuto.
La situazione è drammatica, quindi rinforziamo il nostro sostegno all’attività che il nostro ministero dell’Agricoltura, dal Ministro ai funzionari coinvolti, sta svolgendo per convincere almeno uno dei 6 paesi a votare in modo favorevole alla proposta e sollecitiamo che al più presto anche gli altri paesi si rendano conto delle gravissime conseguenze di una mancata approvazione della nuova proposta per aiutare i poveri in Europa.