Mistero nella morte di Mario Cal, il vicepresidente della Fondazione San Raffaele che si è suicidato stamane nel suo ufficio. La pistola infatti è stata spostata rispetto al punto esatto in cui Cal, morendo, l’aveva fatta cadere. Qualcuno, una delle prime persone entrate nell’ufficio dopo il suicidio, l’ha presa e messa in un sacchetto. Non si conosce al momento l’identità della persona né il motivo per cui avrebbe fatto tale gesto. Il pm Maurizio Ascione ha già chiesto accertamenti per identificare chi ha spostato l’arma. Si pensa che il gesto comunque sia stato compiuto in buonafede, senza tener conto che in questo modo veniva contraffatta la scena del suicidio. Mario Cal stamattina si era recato in quello che ormai era il suo ex ufficio, in quanto dopo l’azzeramento dei vertici della Fondazione San Raffaele anche lui aveva concluso ogni collaborazione con l’ente. Doveva ritirare i suoi effetti personali e lasciare per sempre la Fondazione. Erano circa le 10 e 15, ha salutato la segretaria ed è entrato. Dopo alcuni minuti la segretaria ha sentito la deflagrazione del colpo di pistola. La donna è entrata e ha visto Cal steso per terra nel sangue. La pistola, una Smith and Wesson, era regolarmente denunciata. Cal la teneva sempre con sé per paura di aggressioni.
Contrariamente a quanto riportato in un primo momento dai media, Cal era stato portato al pronto soccorso dove è spirato solo alle ore 10.57 dopo diversi tentativi di rianimazione, come riportano le parole del primario del pronto soccorso, Michele Carlucci: “Il vicepresidente è stato immediatamente soccorso e rianimato. Le sue condizioni sono apparse subito critiche, e dopo un periodo di stabilizzazione dei parametri vitali purtroppo l’evoluzione non è stata favorevole”.