Se non verrà approvata la riforma fiscale e assistenziale, la finanziaria, approvata dieci giorni fa dal Parlamento, dispone tagli a deduzioni e agevolazioni fiscali. Chi ha scritto la manovra avrebbe forse dovuto prendere bene in considerazione questi “bonus”, visto che valgono 160 miliardi di euro; invece si è optato per un loro taglio lineare percentuale. La “sborficiata” scatterà dal 2013 e il rischio, nel caso che non venga varata la riforma fiscale e assistenziale, è di vedere ridotte tutte le 483 agevolazioni in vigore, comprese quelle sulla famiglia.



Diminuiranno quindi anche quelle sui figli a carico, sulle spese sanitarie e di istruzione, sui redditi da lavoro dipendente, sugli asili nido e a favore degli studenti universitari. Scenderanno anche i bonus per le ristrutturazioni edilizie, il Terzo settore, le Onlus, l’Iva, le accise e i crediti d’imposta. L’obiettivo è quello di recuperare 4 miliardi di euro nel 2013 e 20 miliardi di euro nel 2014. Ma, dato che le voci di agevolazione fiscale previste attualmente dall’ordinamento valgono 160 miliardi, un loro taglio del 20% comporterebbe risparmi per 32 miliardi.



In questa “minaccia” io vedo però una grande opportunità. Non tutte le agevolazioni, infatti, sono uguali, anche in meri termini finanziari. Dobbiamo quindi chiederci, data la situazione attuale di scarse risorse, dove vogliamo investirle. Per questo è molto importante che i tagli non siano più lineari, in modo che alcune categorie di agevolazioni possano restare invariate o addirittura essere aumentate, sempre che si rinunci ad altre. È chiaro, però, che un’operazione del genere richiede delle scelte, quelle che dentro la manovra non ci sono.

Come nel gioco della torre, dove si decide chi salvare e chi buttare di sotto, voglio fare qualche esempio di scelta e quindi di proposta. Preferisco le agevolazioni fiscali per chi ha figli piuttosto che per chi ha animali. In particolare, scelgo di aiutare chi manda i figli a scuola, per farli crescere, scegliendo in base alla libertà di educazione, e non chi porta il proprio animale domestico dal veterinario. So che, come ogni scelta, questa produrrà animosi dibattiti che in Italia non siamo abituati ad avere, perché nessuno sembra capace di assumersi la responsabilità di scelte difficili, ma in questo momento, secondo me, non c’è altra strada che questa.



Attualmente, le spese veterinarie sostenute per la cura di animali legalmente detenuti a scopo di compagnia o per pratica sportiva si detraggono nel limite massimo di euro 387,34 e per la parte eccedente l’importo di euro 129,11. Quindi, per fare un esempio, per spese veterinarie sostenute per un ammontare totale di 464 euro, l’onere su cui calcolare la detrazione spettante è pari a 334,89 euro.

Le famiglie italiane, invece, possono portare in detrazione nella dichiarazione dei redditi il 19% su un massimale di spesa pari a 632 euro l’anno per le spese dell’asilo nido di ogni figlio. Si tratterebbe di una cifra pari a 120,08 euro, che servirebbe, quindi, ad alzare il tetto massimo della detrazione in modo da agevolare le famiglie che fanno sempre più fatica a far quadrare il bilancio. Riassumendo, quindi, mentre per l’asilo nido del figlio si detraggono 120 euro, per l’animale domestico la cifra è 335 euro.

Inoltre, per i figli a carico il fisco consente di detrarre fino a 800 euro a figlio, con alcuni correttivi, come, ad esempio se il figlio è disabile, l’aggiunta di ulteriori 220 euro di detrazione. Per le famiglie numerose, nel caso in cui i figli a carico siano più di tre, le stesse detrazioni sono aumentate di 200 euro per ciascun figlio.

In realtà, però, tali cifre sono solo teoriche, perché va detratto un importo che cresce col crescere del reddito, finché non si arriva a una certa cifra, oltre la quale non si ha diritto ad alcuna detrazione: 95 mila euro per un figlio, 110 mila per 2 figli, 125 mila per 3 figli, 140 mila per 4 figli, 155 mila per 5 figli. Se si ha un animale da portare dal veterinario queste soglie vengono meno.

Ebbene, se scelta deve essere, io ne faccio una chiara: nessuna detrazione o agevolazione per gli animali e un aumento di quella per i figli. È il tempo delle scelte e per me vale di più un figlio da educare che un gatto da castrare.

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