Santo del giorno 27 luglio 2011: san Raimondo – Il santo che si festeggia oggi, san Raimondo Palmerio, era originario di Piacenza e proprio in questa città portò avanti la sua opera: san Raimondo, infatti, era un laico, padre di famiglia, ma perdette la moglie e cinque figli su sei, e decise di dedicare la propria vita ai poveri, che riempivano la città, accogliendoli in un ospizio da lui fondato.
Da piccolo san Raimondo aveva perso la madre che era morta mentre stavano tornando insieme dalla Terrasanta; Raimondo aveva solo quindici anni, torna da solo a Piacenza e riprende il lavoro di ciabattino. Poi si sposa, ma dei cinque figli che mette al mondo sua moglie, muoiono tutti, uno dopo l’altro. Il sesto, Gerardo, sopravvive ma la moglie di Raimondo muore. I parenti lo aiutano a prendersi cura del bambino. San Raimondo, dopo queste dure esperienze, decide di rimettersi in cammino come pellegrino. Va prima a San Giacomo di Compostella, poi alla tomba di sant’Agostino a Pavia. Di nuovo, va a Roma per mettersi in viaggio verso la Terrasanta. Ma qui un segnale dall’Alto lo spinge a tornare a Piacenza e a prendersi cura dei poveri della città.
Piacenza è una città che ha visto crescere la sua importanza tra il Concilio con papa Urbano II e le Diete imperiali di Federico I Barbarossa. Alla ricchezza in aumento fa da contrappeso la povertà che continua a imperversare. Allora san Raimondo prima dà loro soccorso, poi organizza delle opere più stabili, tra cui anche case per i più indigenti e ospizi per i malati.
Domanda senza indugio ai ricchi di contribuire a queste opere, richiama i cristiani alla carità verso gli indigenti. Difende in tribunale chi è finito nelle mani dei creditori e ottiene scarcerazioni.
Accoglie bambini abbandonati, donne e uomini in difficoltà, portando a tutti con la parola e con l’esempio una testimonianza viva del cristianesimo. Si occupa anche di questioni politiche, cercando di impedire le lotte tra le fazioni in città e verso l’esterno. Nel tentativo di mettere pace tra Piacenza e Cremona in carcere a Cremona. La gente però grida “Avete imprigionato un santo!” e i cremonesi lo liberano.
Muore tra i poveri e viene sepolto come un santo, in una cappella presso la chiesa dei Dodici Apostoli e si affida la custodia della tomba a suo figlio Gerardo. Da subito si spargono notizie di miracoli, che porteranno alla canonizzazione di san Raimondo nel XVII secolo.