Questo è l’incipit del mio racconto donato al Santo Padre. Uno dei due discepoli di Emmaus racconta per l’ennesima volta quello che gli è accaduto tanti anni prima. Ma le domande del figlio sono nuove. Il racconto è ispirato a uno scritto dello stesso Santo Padre sul tema del titolo.

L’uomo compiuto

“Papà” disse il ragazzino “ti devo chiedere una cosa”



“Vuoi che camminiamo un po’?” rispose suo padre.

“Siediti qui”

Il ragazzino indicò al padre un punto in cui il basso muro a secco che delimitava i due campi formava uno spigolo.

Il papà ubbidì e sedette, cingendo il figlio per la vita e tirandoselo vicino.

La piccola casa era tutta nera nella luce del tramonto. Anche i monti di là dal lago erano già neri, mentre il sole incendiava il margine più alto di uno di quelli. Il padre sapeva già che il sole sarebbe sceso per un tratto lungo il profilo del colle, come un uomo che scenda a cavallo per un crinale difficile, per poi scomparire dentro la gola che già lo attendeva. Protetto dall’ombra, il lago rifletteva un po’ il grigio del fondale e un po’ la limpidezza del cielo.



“Sentiamo questa domanda” disse il padre.

“Tu” cominciò il ragazzo “mi hai parlato tante volte di quei due uomini che se ne andavano via da Gerusalemme e mentre camminavano verso Emmaus furono affiancati da un individuo misterioso”

“Tu lo sai, chi era quell’individuo misterioso”

“Proprio questa è la mia domanda, papà. Anche quei due uomini sapevano chi era. L’avevano visto tante volte. Eppure quella sera non l’hanno riconosciuto. Hanno camminato a lungo con lui…”

“… molto a lungo…”

“… hanno parlato, quell’uomo ha detto loro tante cose importanti, e poi si sono seduti a tavola con lui. Quello che mi chiedo è: come hanno potuto non riconoscerlo fino a quel momento?”



Il padre lo guardò, sorridendo perché vedeva, giorno dopo giorno, che il suo ragazzo diventava grande.

“Vuoi una risposta intelligente?” disse poi, e dal momento che il ragazzo taceva soggiunse: “Perché se è quello che cerchi, ho paura che resterai un po’ deluso”

Il ragazzo lo guardava senza parlare, facendo una smorfia perché il sole gli batteva sugli occhi.

“Proviamo con una risposta normale, non troppo intelligente. Poi vediamo dove ci porta. Ti ricordi il mese scorso, l’ultima volta che siamo scesi in città? A un certo punto, mentre salivamo verso il tempio, io e tua madre abbiamo salutato una donna che veniva verso di noi. Tu ci hai chiesto chi era, perché l’avevi vista tante volte anche tu, ma non sapevi chi fosse. E’ una faccia conosciuta, dicevi, ma chi è? E ti davi le nocche sulla testa per cercare di ricordare.”

“Era la moglie dell’oste”

“Da quanto tempo la conosci, la moglie dell’oste?”

“Da quando sono nato”

“Ma se la conosci da quando sei nato, mi spieghi perché non l’hai riconosciuta quel giorno? Eppure era sempre lei”

“Non l’ho riconosciuta perché non l’avevo mai vista fuori dall’osteria”

Da queste parole il padre capì che poteva cominciare a raccontare la sua storia.