La notizia non è certo da prima pagina, specie in questi tempi dove le cose che contano sembrano ben altre: finanza, immigrazione, scandali. Eppure quello che è successo a Monica, sedicenne di Verona in un locale vicentino non riesce a lasciarci indifferenti. La ragazza, accompagnata dal padre, ha partecipato e vinto il concorso di Miss Lato B, con presidente di giuria una pornostar, ritenuta probabilmente competente sull’argomento e dal giudizio autorevole sul tema. Erano in ventidue, arrivate da tutta Italia, a contendersi non tanto il montepremi di tremila euro, quanto le luci della ribalta, sebbene di una piccolissima ribalta. Sotto l’occhio vigile del padre, che vegliava sul fatto “che tutto andasse bene”, la figlia si è prodigata in tre prove: in pedana, piegamenti alla sedia e appoggio al tavolo (!), in jeans, bikini e, una volta finalista, in biancheria intima. Viene da chiederci che cosa avrebbe potuto andare male, secondo il giudizio di questo padre, per cui sarebbe intervenuto portando via la figlia. A ben guardare poi non si trattava nemmeno di un concorso di bellezza, ma di un concorso-macelleria in cui una singola parte del corpo veniva isolata, ipertrofizzata e decontestualizzata. Tipo di concorsi ai quali Monica era avvezza, avendone già vinti altri due.



La notizia, banalotta in sé, pone invece una questione interessante, che la rende universale sottraendola anche a quel certo provincialismo che le cronache estive spesso conferiscono: la questione del rapporto padre-figlia. Ogni donna lo sa,quello col padre è un rapporto specialissimo:  in fin dei conti noi padri siamo i primi uomini delle nostre figlie e il modo che abbiamo di guardarle, di pensarle e, conseguentemente, di trattarle ha un effetto potente sul loro futuro. Senza scherzare, consiglio spesso ai ragazzi di stare attenti alle ragazze che odiano il proprio padre: probabilmente avranno delle difficoltà anche nel rapporto con loro, a meno che non facciano un lavoro su questo trovando una soluzione personale.



Per un padre accompagnare una figlia nella vita significa dotarla della certezza quanto al proprio apprezzamento e considerazione, stimarla innanzitutto in quanto pensante, portatrice di desideri e capace di orientare il suo moto a proprio beneficio e vantaggio. La prima stima è per il pensiero, inscindibilmente dal corpo che da esso verrà animato.

L’onore che si deve portare a una figlia faccia da orientamento personale ai padri nelle scelte quotidiane durante il loro venir grandi. “Che c’è di male?” ha chiesto un po’ piccato il padre di Monica a un giornalista che lo intervistava dopo la premiazione della figlia. Già, che c’è di male?



Diciamo che quantomeno la reificazione del corpo di Monica non ha reso giustizia alla sua grandezza di giovane donna, ha piuttosto operato una profonda riduzione della giovane. Speriamo che abbia occasione di imparare altrove a farsi apprezzare e stimare, non tanto o solo per ciò che può offrire agli sguardi degli uomini, ma per ciò che apporta ai loro pensieri nel presentarsi come compagna affidabile e sincera.

Potrà farlo non censurando, ma giudicando lo stesso desiderio che l’ha portata a iscriversi all’ennesimo concorso e muoversi sul palco come da copione. Forse deve solo scoprire, anzi riscoprire, ciò che in lei è stato potentemente censurato: il fatto di essere davvero già piaciuta a qualcuno. Da lì in poi la strada è tutta in discesa.