Quando già i giorni convulsi della crisi delle borse e della manovra finanziaria stavano assorbendo la maggior parte dei notiziari fino all’esasperazione di noi comuni mortali, che poco e niente possiamo in queste circostanze se non affidarci a chi ha il dovere costituzionale di porre mano con giustizia alla situazione, ecco accadere qualcosa di inaspettato, seppure nella tragedia.
Il telegiornale della Lombardia ha infatti intervistato la mamma del ragazzo ucciso in provincia di Monza poche ore dopo la tragedia. Raramente mi capita di dover ammettere che la TV insegna qualcosa, ma questa volta, ho dovuto ricredermi.
Sono rimasta stupita dalla dignità della sofferenza che ho colto nell’ascoltare la semplice testimonianza della mamma del ragazzo morto a soli 18 anni. Essa lascia intravedere che certi incontri possono davvero cambiare la vita di ciascuno di noi, indipendentemente dalla propria educazione, da ciò che ha condizionato, nel bene o nel male, le reazioni agli episodi di violenza più o meno efferati. Mentre l’interessante intervista a Luigi Ballerini coglie – tra l’altro – l’aspetto dell’ “elaborazione” del delitto, la madre di Lorenzo affronta, con sincera preoccupazione, l’incerto futuro che attende l’esecutore materiale, l’omicida non ancora maggiorenne. Probabilmente è il senso della maternità a renderla capace di esprimere simili parole, inaspettatamente del tutto prive di rabbia e rancore, ma invece così intrise di pietà per un giovane a cui la vita ha già tolto il padre in modo altrettanto drammatico. Imitazione speculare di un gesto già visto? L’insondabile mistero non ci aiuterà di certo a rispondere.
Ma di una cosa possiamo essere sicuri. Posto che ciascuno di noi è frutto al 95percento dei vissuti dei primi quindici/vent’anni di vita, resta pur sempre quella piccola percentuale per la quale gli “incontri” potrebbero invertire l’apparente determinismo che guida le nostre scelte. “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”. Se Dante scelse Virgilio per farsi accompagnare nella visita all’inferno è probabile che al giovane ecuadoriano “segnato” dall’omicidio occorra una compagnia del tutto simile alla donna di Sovico dalla quale abbiamo imparato una vera lezione di vita.