La manovra finanziaria, in difesa e a sostegno della famiglia, non ha previsto praticamente alcuna misura. Anzi: le spese a carico dei nuclei familiari e per il ceto medio – hanno denunciato i Vescovi italiani – aumenteranno. Ed ecco far seguito alla denuncia il riemergere di antichi furori laici: «Senza la quota non dovuta dell’8 per mille e introducendo l’obbligo anche per la Chiesa di pagare l’ICI sugli immobili commerciali si recupererebbero almeno 8 miliardi di ero all’anno», denuncia Roberto Biscardini, segretario provinciale del PSI e consigliere Comunale a Milano. Gli fa eco il segretario dei Radicali Italiani Mario Staderini, secondo il quale, eliminando esenzioni fiscali e 8 per mille si recupererebbero 3 miliardi l’anno. Anche Beppe Severgnini, dalle pagine del Corriere della Sera, pur riconoscendo alla Chiesa una funzione sociale ineliminabile (oratori, case di cura, case di riposo) si chiede se non farebbe maglio a rinunciare all’esenzione sull’Ici. Per questioni di prestigio, quantomeno. IlSussidiario.net ha chiesto al professor Romeo Astorri di fare chiarezza. «Ci sono due tipologie di esenzioni – precisa, anzitutto -: una legata alla disciplina degli edifici o dell’attività della religione e del culto, attività da sempre parificata, per quanto riguarda il regime fiscale, a quella di beneficienza e di assistenza. L’altra tipologia è legata alla natura di Onlus degli enti ecclesiastici, che non svolgono attività di lucro ed hanno le medesime esenzioni di tutti gli altri enti onlus italiani».
Secondo il professore ci può essere tutt’al più «un problema di sovrapposizione, derivante dal fatto che ci sono stati un serie di provvedimenti legislativi non sempre coordinati, problema in parte, tuttavia, risolto dall’Imu (Imposta municipale unica ndr)». In ogni caso, che si tratti di esternazioni strumentali appare evidente: «La Chiesa potrebbe anche rinunciare all’esenzione dall’Imposta comunale sugli immobili. Ma i soldi provenienti dal pagamento dell’Ici da parte della Chiesa sarebbero destinati alle finalità per cui l’Ici è prevista, non certo alle famiglie». In merito alle polemiche relative al fatto che uno Stato laico garantisca alla Chiesa determinate esenzioni, il professore taglia corto: «dipende dal fatto che lo Stato ritiene rilevante l’interesse religioso e l’8 per mille è un modo con il quale viene sostenuta l’attività di quelle religioni che hanno firmato l’intesa». Della suddivisione della quota dell’8 per mille corrispondente alle scelte non espresse, infine, sottolinea: «ne beneficia la Chiesa cattolica, ma anche lo Stato, i Valdesi, e tutte le confessioni che hanno chiesto di partecipare a tale suddivisone».