La gioventù è “l’età in cui si è alla ricerca della vita più grande. […] È parte dell’essere giovane desiderare qualcosa di più della quotidianità regolare di un impiego sicuro e sentire l’anelito per ciò che è realmente grande”: sono parole del messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Gioventù.
La prima cosa che voglio sottolineare è che nessuno mi ha mai descritto in questo modo. Il Papa sa quello che desidero meglio di me: sento una vicinanza sorprendente tra ciò che dice e la mia esperienza e questo è un fatto che non posso ignorare. Cinque anni fa ho trovato un posto, la Chiesa, in cui l’unica pretesa che si ha nei miei confronti è che io sia più uomo, che possa fare un cammino nella mia vita. E questo mi interessa.
Da allora è cominciato un rapporto, esattamente uguale a quello di chi si innamora e comincia a conoscere l’altra persona: ci sono difficoltà, passi da fare, si inizia un cammino di conoscenza. Questo è un grande mistero e anche una grande fortuna, perché la modalità con cui Gesù ha deciso di farsi presente oggi è attraverso la Sua Chiesa. Partecipando alla vita della Chiesa potrò riconoscere gli stessi tratti che hanno caratterizzato Gesù.
Martedì ha avuto inizio a Madrid la Giornata Mondiale della Gioventù. Il Papa arriva nella nostra città, e viene perché ha qualcosa da dirci, come un padre che vuole accompagnare sempre i propri figli. Perché ciò sia possibile, ci sono più di 30mila volontari al lavoro, che stanno preparando la città affinché il Papa si senta a casa e tutti possiamo ascoltarlo. A me è stato chiesto di essere responsabile dell’ordine in Plaza de Cibeles; mi hanno dato alcuni compiti, tra cui essere in contatto diretto con la polizia e le strutture di soccorso sanitario, la direzione di un folto gruppo di volontari per favorire la sicurezza dei pellegrini o fornire l’acqua alle persone che ne hanno bisogno: sembra un lavoro duro, probabilmente ci sono cose più piacevoli da fare, però sto imparando cosa significa il lavoro come vocazione. Per il lavoro alla Gmg ognuno fa secondo quello che gli viene chiesto, secondo le capacità che il Signore dà a ciascuno.
Un paio di settimane fa un’amica mi ha chiesto perché facevo questo, perché lavoravo gratuitamente per la Gmg, e ho gradito molto la domanda in quanto mi ha messo nelle condizioni di dare le ragioni di quello che faccio, senza cadere in un automatismo. E, pensandoci attentamente, posso dire che la prima cosa che mi muove è una profonda gratitudine a questo luogo dove sono rinato. La storia a cui partecipo non è astratta: è fatta di uomini e donne, e chi guida questo popolo è il Papa. La Chiesa ha un’origine storica e un modo di esprimersi, una forma di continuità: il rapporto con Cristo oggi passa dalla figura del Papa; diversamente non arriveremmo a vivere un’esperienza realmente cristiana. Per comprendere questo è necessaria una tensione a conoscere la Chiesa, altrimenti smetteremmo di camminare.
Benedetto XVI ha scritto: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” . Questo ci mostra che il metodo del cristianesimo è testimonianza. Il cristianesimo è l’annuncio che Gesù è risorto ed è vivo nell’umanità della Chiesa. Un annuncio che viene proposto alla verifica di tutti. Un’esperienza da provare. La Gmg è un’occasione assolutamente privilegiata che ho per far conoscere a tutti il tesoro della vita. E non basta farlo conoscere, occorre che ognuno si impegni personalmente, che sia volontario, pellegrino o semplice visitatore. Ci sono solamente due possibilità: o la mia fede cresce lavorando in questi giorni, o quando saranno finiti sarò più stanco e scettico.
Questa Giornata Mondiale della Gioventù non la creiamo noi per avere un particolare successo mondiale, ma è un’opportunità che ci viene offerta per amare e conoscere di più la Chiesa.
(Alfonso Calavia)