Non si esauriscono le polemiche sulle esenzioni fiscali per la Chiesa. Dopo l’attacco di alcuni esponenti radicali e socialisti, e alcuni interventi sulla stampa è la volta della rete. Il gruppo nato su Facebook “Vaticano pagaci tu la manovra finanziaria” ha già raggiunto, in poco più di 48 ore, oltre 40 mila adesioni. Centinaia i messaggi degli utenti inferociti. Chiedono di cancellare l’esenzione dall’Ici e dall’Ires, di eliminare l’8Xmille, di abolire, con un tratto di penna, i patti Lateranensi, rinfacciano al Vaticano di possedere il 22 per cento del patrimonio immobiliare italiano e, soprattutto, contestano l’intervento di Bagnasco. Il presidente della Cei, infatti, aveva ammonito: le tasse vanno pagate. Immediato il commento, rintracciabile anche sui forum di altri quotidiani online e, inaugurato da  Mario Staderini, Segretario dei Radicali  Italiani: «da che pulpito!». Qualcuno lancia proposte di manifestazioni e volantinaggi per far conoscere alla gente la verità. E, contestualmente al web, si muovono i finiani. Che, dalle pagine de Il Futurista, lanciano un attacco Oltretevere. La tiritera è la stessa. Il titolo dice tutto: “E adesso è arrivato il momento di far pagare l’Ici alla Chiesa”. Monica Poletto (presidente CdO Opere Sociali), raggiunta da IlSussidiario.net, giudica la polemica «faziosa e strumentale». Le agevolazioni fiscali «non sono certo – spiega – riconducibili unicamente alla Chiesa, che le ha nella stessa misura in cui sono riconosciute a tutti gli enti non commerciali in generale. Gli enti che svolgano attività che non siano a scopo di lucro, infatti, non pagano l’Ici. Dipende semplicemente dal fatto che queste sono considerate di utilità sociale e, nelle nostre leggi finanziarie, sono tenute in grande considerazione e consentono di ottenere svariate facilitazioni». Sul piano dei conti, poi, «lo Stato ha solo da guadagnarci». In particolare, «le opere della Chiesa sono socialmente utili perché sono attività che lo Stato dovrebbe accollarsi se non lo facessero altri corpi intermedi. E, laddove è l’amministrazione pubblica a svolgere tali funzioni, è dimostrato che i costi sono molto più alti».  



Un risparmio oggettivo, quindi. Che «tuttavia, ad oggi, non è ancora quantificabile. Non è mai stata effettuata, infatti, una seria valutazione ex post delle politiche sociali». Secondo la Poletto, «sarebbe sommamente auspicabile che si provasse, con un sistema serio di valutazioni a posteriori,  a capire  la reale incidenza di certe realtà. Quando si sarà compreso quale risparmio effettivamente producano – è la sua conclusione -, allora si potrà intervenire. Fino ad allora, ogni sortita contro le agevolazioni fiscali della Chiesa non è altro che pura demagogia». 

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