Un anno fa oggi 26 agosto si compiva la tragedia di Sarah Scazzi, la ragazzina di Avetrana sulla cui morte dodici mesi dopo è ancora mistero. Certo, ci sono delle persone in carcere (la zia Cosima e la cugina Sabrina), ma si è ancora lontani da una precisa identificazione del movente, di come si svolsero i fatti e soprattutto di chi uccise materialmente Sarah. Ad Avetrana, in via Grazia Deledda al numero 22 c’è la villetta della famiglia Misseri, dove da sempre si sospetta si sia compiuto il delitto. Dentro c’è rimasto solo Michele Misseri, il resto della sua famiglia, a parte l’altra figlia che vive a Roma, è in galera. Lui, Michele, l’uomo che si era proclamato colpevole e che ancora oggi continua a insistere su questo punto, ci vive barricato dentro. Ha innalzato sui muri di cinta una rete verde e una di metallo che impediscono a chiunque di sbirciare all’interno o scattare fotografie. Nessuno ad Avetrana comunque sembra aver voglia di ricordare questo giorno. Piuttosto, si pensa al 7 ottobre, data del ritrovamento del corpo di Sarah in un pozzo, come giornata della memoria. Parla invece Concetta, madre dolore come è stata definita più volte: “Per chi l’ha uccisa non basterebbe la pena di morte”, ha detto. E proprio fra pochi giorni, il 29 agosto, Sabrina e Concetta Misseri saranno davanti al giudice per l’udienza preliminare che annuncerà poi l’atteso processo. Mia figlia li amava, dice Concetta a proposito dei Misseri, e quella gente l’ha ripagata con la morte. Per la donna non esiste giustizia umana in grado di compensare la morte della figlia: solo la giustizia divina può essere sufficiente. Seguirà il processo in aula, dice Concetta, perché vuole sapere tutto quello che successe quel pomeriggio di un anno fa, 26 agosto 2010. La donna dice anche che incontrerebbe Michele Misseri, se lui avesse il coraggio di farlo. Nelle sue parole rilasciate all’inviato del quotidiano La Repubblica, la signora Concetta si dice anche infastidita da quello che è stato definito “turismo dell’orrore”.



La gente cioè che da un anno continua a visitare la zona della casa dei Misseri, a farsi fotografare davanti al portone del garage dove si pensa sia stata uccisa la ragazzina, il luogo dove è stato ritrovato il cadavere. Pensa che sia solo gente che voglia mettersi in evidenza. Il dolore per quello che è successo, spiega, lo porta nel cuore solo la sua famiglia

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