E’ finalmente cominciato il processo probabilmente più atteso dell’anno, quello relativo alla uccisione di Sarah Scazzi. Quasi un anno esatto dopo quel tragico 26 agosto in cui la ragazzina di Avetrana scomparve per poi essere ritrovata cadavere in un pozzo mesi dopo. Una vicenda che ha appassionato tutta l’Italia, con punte di voyeurismo che hanno infastidito, ad esempio i tantissimi programmi televisivi realizzati sul caso e la visita di centinaia di curiosi ai luoghi della tragedia, la casa della famiglia Misseri dove Sarah sarebbe stata uccisa e il campo dove si trova il pozzo dove fu gettato il cadavere. E in aula per questo processo ecco le tre uniche persone indagate e coinvolte: Michele Misseri innanzitutto, che si è sempre dichiarato colpevole e che dopo mesi di carcerazione è stato rilasciato in libertà. Rilasciato perché è apparso evidente che l’uomo ha sempre voluto coprire altre due persone, e cioè la figlia Sabrina e la moglie Cosima. Che secondo l’accusa sarebbero le uniche autrici del delitto: Sabrina autrice materiale, la madre Cosima presente all’assassinio e poi pronta a depistare per difendere la figlia. Loro ovviamente si dichiarano innocenti: Sabrina, secondo i suoi legali, pronta a dare battaglia in aula. Ci sono comunque tredici imputati presenti in aula, tutit pe run motivo o per l’altro coinvolti nel caso. Ma in aula c’è anche un’altra persona: è Concetta, la mamma di Sarah, che uve guardare, come ha detto lei, negli occhi i tre imputati, specie la sorella Cosima. Ma tutta la famiglia Scazzi, padre e fratello, sono seduti in prima fila in aula. Come prevedibile, al tribunale si è presentata una grande folla di curiosi e di cronisti. L’udienza di oggi, preliminare, è stata fissata con decreto d’urgenza perché il 14 ottobre scadono i termini di custodia cautelare per Sabrina Misseri. Intanto, si è saputo che il legale di Sabrina, l’avvocato Franco Coppi, ha fatto richeista di remissione del processo per incompatibilità ambientale. La richiesta ha costretto il giudice a interrompere l’udienza e a ritirarsi in camera di consiglio.



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