Un complice segreto avrebbe aiutato Salvatore Parolisi a uccidere la moglie Melania Rea. Ne è convinta la Procura di Teramo, che ha chiesto la carcerazione preventiva per il caporalmaggiore accusato di omicidio pluriaggravato e vilipendio di cadavere.

IL COMPLICE SEGRETO – Come scrive Il Resto del Carlino, i pubblici ministeri Davide Rosati e Greta Aloisi stanno analizzando i vari elementi, per trovare riscontri su un sospetto che era già stato messo nero su bianco nell’ordinanza d’arresto del Gip, Carlo Calvaresi. Il magistrato scriveva infatti: «Si tenga conto della concreta possibilità che nella fase di vilipendio del cadavere Parolisi sia stato aiutato da terze persone o possa aver incaricato taluno per compiere tale azione; e si ricordi ancora di come il Parolisi abbia chiesto ai suoi colleghi di lavoro di non rivelare le sue pregresse frequentazioni sentimentali». Il Reparti investigazioni scientifiche (Ris) dei Carabinieri di Roma sta valutando un centinaio di indizi raccolti durante i sopralluoghi a Ripe di Civitella, dove Melania Rea è stata uccisa. Tra l’altro hanno sequestrato il Tom Tom di Parolisi, grazie a cui contano di poter ricostruire con esattezza il suo percorso del 18 aprile scorso. Ma i Ris hanno fra le mani anche un accendino insanguinato trovato tra le gambe di Melania.



IL PROFILO DEL TELEFONISTA – I carabinieri stanno inoltre esaminando gli indumenti che Salvatore portava indosso il giorno in cui Melania è stata brutalmente assassinata, oggetti che l’uomo ha consegnato di propria iniziativa il 10 maggio e che quindi con ogni probabilità dovrebbero essere «puliti». I Ris hanno anche prelevato tre tamponi dalla macchina del caporalmaggiore, e una in particolare è risultata compatibile con il sangue. Anche se è ancora tutto da verificare che si tratti del sangue della moglie, o che abbia a che fare in qualche modo con l’omicidio. Grazie alla registrazione della chiamata anonima ai carabinieri di Teramo che segnalava la presenza del cadavere di una donna nel bosco delle Casermette, magistrati e militari di Ascoli hanno tracciato una sorta di profilo dell’uomo. E sono convinti che si tratti di un ultracinquantenne, dalla evidente parlata della zona di Teramo e, più in particolare, di Civitella del Tronto. La speranza degli investigatori è infatti che l’autore della chiamata possa fornire degli elementi ulteriori, come l’avvistamento di eventuali sospettati nei paraggi. Anche perché il corpo di Melania Rea è stato oltraggiato in seguito alla sua morte. Improbabile però che l’uomo possa essere individuato, e l’unica speranza quindi è che decida di propria iniziativa di aiutare i magistrati a risolvere questo difficile caso.



PAROLISI FA SCENA MUTA – Nel frattempo Salvatore Parolisi è comparso nuovamente dinnanzi al giudice per le indagini preliminari. Ma Giovanni Cirillo, Gip di Teramo, non ha avuto potuto raccogliere alcun ulteriore elemento, perché il caporalmaggiore si è avvalso della facoltà di non rispondere, come aveva già fatto del resto dinanzi al Gip di Ascoli, poi giudicato «incompetente» per territorio. Il gip Cirillo e il sostituto procuratore Davide Rosati, hanno lasciato quindi il penitenziario di Castrogno senza riuscire a fare passi avanti nelle indagini. Mentre a Folignano, nella casa di Parolisi, è stata portata a termine una perquisizione da parte dei carabinieri di Teramo. L’abitazione era stata lasciata dal caporalmaggiore qualche giorno prima dell’arresto. Michele Rea, fratello di Melania, ha dichiarato all’Adnkronos: «Abbiamo fiducia solo nella giustizia, perché quella in Salvatore Parolisi già non c’è più, è decaduta da tempo. Non siamo sorpresi che Salvatore si sia avvalso anche davanti al gip di Teramo della facoltà di non rispondere perché è la strategia concordata con i suoi avvocati. Ora attendiamo il Riesame e gli sviluppi dell’inchiesta”. Come ha aggiunto quindi Michele Rea, «fino a prima dell’arresto abbiamo ragionato con il cuore. Poi gli sviluppi delle indagini, che dal nostro punto di vista sono state scrupolose, hanno portato alla luce nuovi elementi e tutto è cambiato».



 

(Pietro Vernizzi)