I bimbi del Gemelli infettati dal virus della Tbc sono, ad oggi, 79. Contrarre il virus non significa ammalarsi; ma tanto non basta a placare lo sdegno e il turbamento. Quello dei genitori, anzitutto. E, poi, di tutti gli altri: semplici cittadini, gente comune, che si chiede: “come è potuto succedere”. Che l’ormai nota infermiera abbia funto da inconsapevole vettore è risaputo. Non lo sono, tuttora, le ragioni del suo trovarsi lì, circondata da infanti. Qualcuno non avrebbe dovuto vigilare, fare dei controlli? Un altro fattore aggiunge pathos allo sgomento: ma la tubercolosi, non era debellata?



Macché: «Ad oggi – spiega a ilsussidiario.net Fabrizio Pregliasco, medico infettivologo – c’è una sola malattia al mondo che è stata realmente debellata». E, in effetti, la Terra ridonda di patologie che, secondo l’opinione di tutti, dovevano essere scomparse. E di altrettante che il senso comune riteneva estirpate, almeno, dall’Europa. Per non parlare, infine, di quelle considerate più soft. Ma che, invece, sono mortali: «Il morbillo, ad esempio, è tra le principali cause di mortalità nei paesi in via di sviluppo, in particolare nell’Africa e nel Sud Est asiatico. Non esiste, data la scarsa percezione della gravità a livello statistico, un’adeguata copertura di vaccini, benché l’Organizzazione mondiale della sanità voglia porvi rimedio». Da noi, tra quelle che fanno più paura, vi è la meningite: «non esiste, infatti, una forma di vaccinazione per tutte le forme di meningococco. Si tratta di una patologia, in molti casi, fulminante, con una mortalità del 10-15%, una percentuale estremamente elevata».



In Occidente il clima non sta giocando certo a nostro favore: «Si teme, alla luce della tropicalizzazione e degli aumenti delle temperature, l’insorgere di patologie come la malaria». Che, per inciso, è anch’essa tutt’altro che debellata. Esiste ancora, anche in Occidente. «in Italia – specifica Pregliasco – ci sono circa 1000 casi all’anno, ma si tratta di fenomeni d’importazione, persone che hanno viaggiato, sono andate in Paesi dove il morbo è ancora diffuso e non hanno seguito la profilassi». I sintomi, di per sé, non sono particolarmente preoccupanti ma va curata adeguatamente: «febbri ricorrenti, con la conseguente spossatezza e il rischio di complicazioni epatiche. Se non si cura è mortale».



E l’unica malattia sconfitta? «solo il vaiolo è stato completamente sradicato, ovvero eliminato dalla faccia della Terra. Ed è  stato eliminato anche il virus relativo». Anzi, non proprio: «in realtà, qualche laboratorio in America, in Russia e in Giappone lo conserva». Non c’è da temere: «intendono sfruttarlo positivamente per scopi scientifici». C’è, a dire il vero, un’altra malattia sradicata. “Peccato” che non sia umana; «la peste bovina – dice Pregliasco – è stata distrutta. L’ultima ondata fu in Etiopia, circa 15 anni fa, e provocò una mattanza di bovini, con conseguenze gravissime per la nutrizione della popolazione». Siamo, poi, a buon punto con la poliomelite. «La malattia è eliminata, salvo in Nigeria e in qualche Paese africano, ma non lo è il suo virus. Tuttavia, persistono alcuni problemi legati alla vaccinazione, che va effettuata ripetutamente, anche in soggetti sani ma che, magari, ne sono portatori. Anche in tal caso la scarsa percezione del rischio sta rendendo refrattaria la popolazione alla vaccinazione».  

E’ opinione comune che anche il tetano sia stato sconfitto. «Ci sono, in realtà, 150 casi all’anno, il 70 per cento dei quali è mortale. Lo contraggono persone anziane, per lo più donne». La selettività del virus non è casuale: «Si tratta, per lo più, di anziani perché, ai tempi, non si erano vaccinati dal momento che non era ancora obbligatorio; e di donne perché sono più soggette agli incidenti domestici, magari con un paio di forbici da giardinaggio». Contrarre il virus, spesso non lascia scampo. 

«La tossina, non appena penetra in circolo provoca la contrazione di tutta la muscolatura, e si muore per asfissia. La cosa terrificante è che se si sopravvive, non si rimane immuni». Ricapitolando: una sola malattia realmente scomparsa, quindi. Una casistica pressoché inesistente. «Dipende, oltre dalla difficoltà a vaccinare tutta la popolazione mondiale, dal fatto che, spesso, benché la malattia non sia più in circolazione continuano ad esistere migliaia di portatori sani». Sul diffondersi in Italia – e, in generale nei Paesi Europei -, di malattie legate al fenomeno immigratorio, Pregliasco ci tiene a fare una precisazione. «Si tratta di persone che partono dal loro paese d’origine sane. Vi è una selezione, infatti, alla base: se fossero malate, non riuscirebbe a resistere ai viaggi, spesso disumani. Il problema è che, quando giungono in Italia, iniziano a vivere in condizioni igieniche precarie. Ammassati, magari, in 20 nella stessa stanza contraggono delle malattie che, a quel punto, iniziano a diffondere».