Si è verificata un’esplosione in un forno della centrale nucleare di Marcoule, nella Linguadoca-Rossiglione, nel sud della Francia, che dista poco meno di 250 chilometri dal confine italiano. L’esplosione, che sarebbe avvenuta a seguito di un incendio in un sito di trattamento di scorie nucleari, ha provocato la morte di una persona e il ferimento di altre quattro, di cui una in modo molto grave, e ora è alto il rischio di fuga radioattiva. IlSussidiario.net ha contattato subito dopo l’incidente il meteorologo Andrea Giuliacci secondo cui è fondamentale capire la presenza di un incendio all’interno della centrale che potrebbe aver fatto sollevare nel’atmosfera grandi quantità di polveri radioattive. Questo materiale potrebbe poi viaggiare per centinaia di chilometri fino ad arrivare sopra al territorio italiano e, se dovesse piovere, potrebbe depositarsi sul nostro suolo, contaminandolo. Giuliacci fa comunque sapere che non sono previste pioggie, anche se in questi giorni il vento soffia proprio da quelle zone in direzione della nostra Penisola. Intanto un portavoce della Commissione per l’Energia Atomica ha fatto sapere che in questo momento non vi è rilascio verso l’esterno di materiale radioattivo e che l’incidente è avvenuto nel sito Centraco della società Socodei, controllata dal gruppo Edf. La centrale nucleare di Marcoule, la prima entrata in funzione in Francia nel 1955, è formata da tre reattori Ungg (la versione francese del Magnox inglese) e da un prototipo del reattore autofertilizzante Phenix, e fa parte del più ampio sito nucleare industriale gestito da Areva e dal Cea. IlSussidiario.net ha ora contattato Stefano Bovo, direttore Area Monitoraggio ambientale dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente del Piemonte (ARPA): «La nostre rete di monitoraggio non ci sta dando alcun segnale preoccupante e in questo momento prendiamo per buone le rassicurazioni della Cea, la Commissione per l’Energia nucleare francese. In ogni caso abbiamo attivato la nostra rete di rilevazione Arpa, e non ci risultano segni di criticità. Le stazioni e le centraline non hanno segnalato allarme, e se ci fossero state delle anomalie il centro funzionale Arpa ce le avrebbe immediatamente segnalate.



Ora, tuttavia, sarà opportuno procedere ad una valutazione di tipo meteorologico per capire come si spostano le correnti e se eventuali fenomeni radioattivi possano interessare anche le nostre Regioni. Sarà intensificata, inoltre, l’attività di sorveglianza ma, in ogni caso, anche noi siamo in attesa di un comunicato ufficiale dalle istituzioni francesi. A livello nazionale le operazioni sono coordinate dal dipartimento nazionale della protezione civile e dall’Enea, l’Ente per l’Energia Nucleare italiana. In base alle evoluzioni stabiliremo se attivare le relative profilassi. Dalle informazioni che abbiamo adesso, tuttavia, non credo che sarà necessario farlo ma, compatibilmente con il cambiare della situazione saranno adottate, in ogni caso, tutte le misure necessarie».



In ogni caso, Silvio Bosetti, Direttore generale della Fondazione Energy Lab, rassicura sulla situazione, spiegando a ilSussidiario.net che «anzitutto, l’agenzia per la Sicurezza Nucleare Francese, tempestivamente e in maniera chiara, ha fatto sapere che non ci sono fughe radioattive. Questo elemento va assolutamente sottolineato. Non siamo, infatti, di fronte ad un caso analogo a quello giapponese, dove la fonte principale di informazioni, all’inizio del disastro di Fukushima, fu la Temco, la medesima azienda che gestiva l’impianto dove avvenne l’incidente. Qui siamo in presenza di un’istituzione estremamente autorevole e attendibile. Si tratta di un organo terzo, preposto dallo Stato alla tutela della salute dei cittadini». Anche la situazione non è lontanamente paragonabile:  «trattandosi di un sito di smaltimento delle scorie – continua Bosetti -, non siamo in presenza di combustione in atto o elevate temperature. La diffusione di radioattività nell’aria avviene quando il vapore acqueo sprigionato da un liquido entrato in contatto con le barre si mescola all’aria, e viene trasportato dalla correnti atmosferiche.  Date le premesse, questo non piò accadere». 

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