Non ha precedenti la richiesta avanzata dalla associazione americana Snap nei confronti del Pontefice e del Vaticano presso il Tribunale Penale Internazionale dell’Aia. “Benedetto XVI ha diretta e superiore responsabilità per gli stupri e le altre violenze sessuali commesse nel mondo”: da questo assunto la denuncia per crimini contro l’umanità presentata dall’associazione Survivors network of those abused by priests (Network di sopravvissuti agli abusi dei sacerdoti). Insieme a questa organizzazione, anche il Center for Costitutional Right, Centro per i diritti costituzionali, che sta offrendo supporto legale. Si chiede di lanciare una indagine per aver “sistematicamente coperto gli abusi sessuali commessi da appartenenti alla Chiesa cattolica ai danni di minori“. Sono coinvolti nella denuncia anche il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, il suo predecessore, il cardinale Angelo Sodano, e il prefetto della Congregazione della dottrina della fede, cardinale William Levada. Secondo l’esposto presentato presso il Tribunale dell’Aja, le azioni legali portate avanti fino ad oggi a livello nazionale (americano) non sono state sufficienti per impedire che gli abusi continuassero. In questo senso, le due aassociaizoni ritengono responsabili il Vaticano e la sua massima autorità, il Papa, per non essersi attivati in modo sufficiente, anzi aver spesso coperto, nei casi di pedofilia denunciati anche perché, dicono sempre le due associazioni, il Vaticano ha sempre detto che a essere responsabili nel perseguire i singoli casi di pedofilia sono i vescovi locali e non il Vaticano stesso. Sembra che nella fattispecie siano citati cinque casi precisi accaduti in Congo e negli Stati Uniti a danno di minori commessi da sacerdoti originari del Belgio, degli Stati Uniti e dell’India. Per le associazioni che hanno esposto denuncia, si vuole sapere se la Corte dell’Aja possa aprire una indagine preliminare: sapere cioè se il caso è attribuibile alla sua giurisdizione. Le stesse associazioni, secodno quanto riporta un loro comunicato, ripongono poca fiducia che ciò possa avvenire, ma loro itnenzione è comunque di portare avanti una battaglia civile e legale nei confronti della Chiesa cattolica. La decisione verrà presa dal procuratore generale della Corte. Al momento nessun commento ufficiale dalla Santa Sede.
Si è però espresso l’arcivescovo di Napoli nonché prefetto emerito di Propaganda Fide, Crescenzio Sepe, che ha commentato di trovarsi davanti al “solito tentativo anti cattolico che tende in qualche maniera ad offuscare un’immagine che, dal punto di vista umano, è quanto di più prestigioso abbiamo nella nostra società””. Nessun areazione al momento neppure dal quotidiano dei vescovi, Avvenire.