Santo del giorno. Oggi, 13 settembre 2011 è San Giovanni Crisostomo – La voce più autorevole che oggi, memoria di san Giovanni Crisostomo, vescovo e dottore della Chiesa, ci parla di lui è quella di Benedetto XVI, che più volte si è soffermato sulla sua figura e sui suoi scritti.

Nato ad Antiochia di Siria a metà del quarto secolo, fu istruito nelle arti liberali come era uso allora per i figli delle famiglie benestanti e rivelò singolari doti di eloquenza. Ciò gli meritò il titolo di Crisostomo, ovvero Bocca d’oro. Durante gli studi chiese il battesimo e, diventato cristiano, si orientò verso la vita ascetica, dimorando sei anni nel deserto di Siria intento alla preghiera, al digiuno, alla lettura della Scrittura. In seguito tornò ad Antiochia e nel 386 divenne sacerdote. La sua predicazione, semplice e robusta come la sua fede, pacificò i cristiani di Antiochia con l’imperatore, che aveva aumentato la pressione fiscale, provocando reazioni disordinate e violente nella città. Per un anno intero questi avvenimenti dettarono le linee guida delle sue omelie, volte a tracciare il profilo di un giusto intervento dei cristiani nelle questioni civili.



Nel 398 fu consacrato Vescovo di Costantinopoli, introdusse nella curia un regime di vita sobrio e generoso verso i poveri, mentre richiamava il clero a vivere secondo il Vangelo: ciò spiacque a molti che in quella grande città vivevano con sfarzo, incuranti della condizione misera dei più. Per questo motivo e per altri dovuti alla sua funzione di metropolita fu condannato per due volte all’esilio dall’imperatore. Morì il 14 settembre 507 a Comana del Ponto, durante il trasferimento da un esilio all’altro.



Venerato dalle Chiese d’Oriente e d’Occidente, la sua vita si spese nel collaborare a porre fine allo scisma che separava Antiochia da Roma, nel promuovere l’unità della Chiesa. La visione paolina della Chiesa come corpo di Cristo fondava la sua opera ardente per l’unità delle membra con il loro capo e in questa concezione grande importanza riveste la Liturgia e in particolare il sacramento dell’Eucaristia: “Il sangue di Cristo rinnova in noi l’immagine del nostro Re, produce una bellezza indicibile e non permette che sia distrutta la nobiltà delle nostre anime, ma di continuo la irriga e la nutre”.



Ciò che egli scriveva coraggiosamente di sé lungo le vie dolorose dell’esilio: “Cristo è con me, di chi avrò paura?”, era stato conforto per i suoi fedeli, quando li esortava a ricevere con devozione e purezza la Santa Comunione: “Dite a voi stessi: in virtù di questo corpo io non sono più terra e cenere, non sono più prigioniero, ma libero; in virtù di questo io spero nel paradiso, e di riceverne i beni, l’eredità degli angeli, e di conversare con Cristo”.