La Snap (Survivors Netword of those Abused by Priests), l’associazione di vittime di abusi sessuali da parte di membri della Chiesa cattolica ha presentato alla Corte penale internazionale dell’Aia un dossier di 80 pagine con cui si chiede che Papa Benedetto XVI, il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, il suo predecessore, il cardinale Angelo Sodano, e l’attuale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cardinale William Levada vengano processati per crimini contro l’umanità, perché avrebbero “tollerato e reso possibile la copertura sistematica e diffusa di stupri e crimini sessuali contro i bambini in tutto il mondo”. Insieme a Snap e alla Ong statunitense “Center for Constitutional Rights”, hanno presentato il ricorso anche cinque singole vittime le cui storie, secondo le organizzazioni, mostrerebbero la portata globale degli abusi. La presidente di Snap, Barbara Blaine, ha dichiarato di aver agito in questo modo per “proteggere i bambini innocenti e adulti vulnerabili. Crediamo che in tutto il mondo ci siano centinaia di bambini e bambini vittime di violenze da parte di preti, suore, vescovi e seminaristi cattolici. Una violenza diffusa che viene sistematicamente occultata dai loro capi e da una gerarchia insensibile, reticente, rigida e potente”. In attesa di una risposta della Santa Sede, che ancora non ha commentato l’iniziativa, IlSussidiario.net ha chiesto un commento a Angela Del Vecchio, Professore ordinario di Diritto dell’Unione europea e di diritto internazionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università LUISS Guido Carli di Roma: «Il ricorso che l’associazione ha presentato alla Corte penale internazionale dell’Aia non appare fondato per una serie di motivi. Indubbiamente il principale di questi motivi è che la Corte Penale Internazionale  è stata istituita per sanzionare le violazioni più gravi dei diritti umani che toccano l’intera comunità internazionale. Nello statuto della Corte penale internazionale, sono stati quindi inseriti i crimini contro l’umanità, di cui l’associazione americana accusa il Papa, insieme ad altri esponenti della gerarchia della Chiesa. Se i responsabili di questa organizzazione avessero ben considerato l’articolo 7 dello Statuto della Corte penale internazionale, avrebbero rilevato che per crimine contro l’umanità si intende ogni atto che sia stato commesso nel quadro di un attacco generalizzato o sistematico, lanciato contro una popolazione civile e tra tali atti si annoverano lo sterminio, la riduzione in schiavitù, la persecuzione di un gruppo o di una collettività per motivi di natura razziale, politica, etnica, culturale, religiosa, ecc. Ciò posto, come è possibile sostenere che il Papa abbia lanciato un attacco di questo tipo? contro chi? La gioventù cattolica?  Non è neanche possibile immaginare uno scenario simile, né per il Papa né per la Chiesa cattolica in genere». La professoressa Del Vecchio spiega cosa accadrà ora, ed è convinta che il ricorso alla Corte penale internazionale “non verrà accolto, ma è presumibile ritenere che sia stato presentato per poter conferire al caso una risonanza mondiale, per creare scalpore e diffamare la Chiesa cattolica, in una sorta di vendetta contro le violazioni dei diritti umani che eventualmente siano state compiute nei confronti di persone innocenti da parte di singoli esponenti del clero, e non già attraverso un attacco generalizzato e sistematico della Chiesa.



Violazioni di diritti umani di questo tipo rientrano nella competenza dei tribunali interni degli Stati nei quali vengono commesse, quindi i ricorsi devono essere presentati nei confronti dei preti che si presume che si siano macchiati di questi reati davanti agli organi giurisdizionali interni degli Stati interessati. Poi, qualora le vittime di tali reati ritenessero di non aver ricevuto soddisfazione da questi organi interni e volessero andare di fronte a un Tribunale internazionale,allora soltanto le vittime irlandesi potrebbero ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Si preferisce spesso ricorrere ad un Tribunale internazionale, perché sembra che dia più garanzie di imparzialità e di correttezza dei tribunali interni nei confronti delle violazioni dei diritti umani. In definitiva, alla base del ricorso presentato contro il Papa e i cardinali citati c’è o una non corretta cognizione dello statuto della Corte penale internazionale oppure, cosa molto più probabile, una precisa volontà di portare avanti un’azione che ha molto rilievo internazionale e utilizzarla a fini di propaganda contro la Chiesa cattolica». Chiediamo quindi alla professoressa Del Vecchio cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi giorni: «Ora verrà attivata una procedura molto articolata da parte del Procuratore generale della Corte penale internazionale ,che dovrà analizzare i termini del ricorso e vedere se esiste un fondamento o meno. Il Procuratore riceve migliaia di ricorsi più o meno ammissibili, tra cui recentemente quello nei confronti di Gheddafi, per il quale l’accusa di un attacco generalizzato contro la popolazione civile libica, cui sono state tolte numerose libertà e in cui sono state compiute molte violazioni dei diritti umani appare più fondata rispetto alla nostra ipotesi. Ma le differenze sostanziali tra queste ipotesi di reato sono evidenti. Senza dubbio dietro questa azione si respira l’intento di togliere la fiducia in quelle che sono le opere più note e nobili della Chiesa cattolica, dal momento che la lettura di queste notizie potrebbe accrescere la preoccupazione di molti genitori nei confronti dell’educazione impartita ai figli dall’organizzazione ecclesiastica. E tutto ciò è profondamente ingiusto!».



 

(Claudio Perlini)

 

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