Per celebrare la festa odierna dell’Esaltazione della santa Croce presentiamo un testo attribuito alla tradizione bernardina, tradotto da don Giorgio Maschio. In esso parla il buon ladrone.
Ricordati di me, Signore,
Quando sarai nel Tuo regno!
Tu solo puoi liberarmi dal mio peccato.
Io sono il ladro della mia anima
E il mio delitto ho voluto nascondertelo.
Ricordati di me, abbi pietà di me.
Io ho meritato questa tristezza
Perché sono fuggito dalla tua beatitudine.
Ricordati di me! Io ti avevo dimenticato
Ma Tu, quando sarà passata la tua ira,
Ti ricorderai della tua misericordia.
Io guardo ora il tuo amore,
Che ti ha portato qui fino a me,
Nella mia stessa miseria.
Tu ora patisci i miei stessi dolori,
Tu non potevi seguirmi più da vicino.
Ed io non posso fare altro che sperare:
Davanti alla misericordia, chi può disperare?
Ricordati di me, quando sarai nel tuo regno!
Chi porta la tua croce, porta la tua gloria,
Porta Te. E se uno ti porta, Signore,
Tu stesso lo porti sulle tue spalle,
Perché è cosa tua: Tu lo possiedi
E regni in lui come sovrano.
Sono alte, Signore, le tue spalle, e forti.
Le tue spalle giungono fino al trono del Padre,
E lassù Tu riconduci l’ultima
Delle tue cento pecore, Tu riconduci me.
Va’ sicura, ormai, piccola pecora del suo gregge,
Cristo ti porta sulle sue spalle, non temere.
Le sue spalle sono sicure, ti terranno in alto.
Per Te, Signore, quella croce era piena di grazia,
E non la temevi, ma la desideravi.
Essa era per Te quel cibo che noi non conosciamo,
Fare la volontà del Padre.
La volontà del Padre era di bere quel calice.
Sulla croce Tu l’hai bevuto,
Ti sei inebriato e addormentato:
Allora la tua sposa
Fu tratta dal tuo costato.
Ogni frutto di vita nasce sulla croce.
Questo è l’albero della vita,
Piantato al centro del Paradiso.
Posso abbracciare, Signore, il cielo e la terra,
Il mare e il deserto, e non ti troverò mai
Se non sulla croce,
Dove Tu dormi, dove Tu mangi, dove riposi
Nel caldo del mezzogiorno.
La fede è la tua croce,
La pazienza è la sua lunghezza,
La speranza la sua altezza,
L’amore la sua vastità,
Il timore di Dio la sua profondità.
Qui l’anima è presa e sollevata da terra,
Qui può cogliere dall’albero della vita
Il suo dolce frutto.
Qui si stringe al suo Signore
E può cantare dolcemente:
“Ecco, tu mi hai raccolto,
Tu sei mia gloria e sollevi il mio capo“.
Questo rielaborazione poetica viene condensata nella breve preghiera con cui la liturgia prega: “Signore Gesù Cristo, che al ladrone pentito facesti la grazia di passare dalla croce alla gloria del tuo regno, ricevi l’umile confessione delle nostre colpe e nell’ora della morte apri anche a noi la porta del tuo paradiso”.