E’ un po’ che non ci sentiamo? Stiamo lavorando per voi – mi verrebbe da rispondere – in questo inizio d’anno sociale segnato da una crisi profonda. In redazione stiamo per chiudere Il Golosario e la Guida Golosa che compie vent’anni, ma soprattutto stiamo preparando la sorpresa di Golosaria a Milano (a novembre dal 5 al 7). Mercoledì sulla Stampa è uscito un mio pezzo, in prima pagina sulla vendemmia 2011: meno quantità e una buona qualità, quasi una benedizione per quelle cantine che erano piene di vini invenduto. Ieri, a Bra, ho avuto un confronto con alcuni imprenditori del Piemonte e uno che si occupa di grande distribuzione mi ha detto che non aveva mai visto, in negativo, dati come quelli degli ultimi tre mesi. Eppure, in queste settimane ho girato per l’Italia, dal Veneto, al Piemonte, all’Emilia alla Toscana e mi sono fatto un’idea: ci sarà pure un punto basso da toccare e da cui ripartire, ma senza dubbio il turismo, la forza dei territori, l’inventiva italiana saranno una spinta. Bisogna andare a Monzuno, sulle colline Bolognesi. Io ci sono stato domenica, perché la famiglia Zivieri, macellai, mi hanno invitato per ricordare Massimo, il loro figlio che è mancato tre anni fa e che l’anno prima avevo premiato a Golosaria come il miglior macellaio d’Italia. C’erano 1.500 persone, c’erano una decina di cuochi che cucinavano per strada, c’erano gli amici, venuti anche da molto lontano e che non si sono fatti intimorire da una pioggia battente che dalle 13.30 ha bagnato la festa. Mi hanno chiesto – sul palco davanti a quella piccola e magica macelleria – di dire cosa ricordavo di Massimo ed io ho detto che vedevo nei suoi occhi una promessa, proprio quella che era sotto gli occhi di tutti quella domenica, con la banda del paese che suonava (la banda in un paese è una cosa dell’altro mondo, è un momento di socialità e di bellezza che non ha eguali). La promessa è vedere che dal proprio desiderio nasce un sistema: di rapporti, di spinta verso la qualità delle cose, di salvaguardia delle tradizioni. Un giovane macellaio che dice io col proprio lavoro è capace di muovere le montagne, anche se non c’è più.



Alla sera ho dormito in un bad&breakfast bellissimo, ed era pieno di stranieri (il turismo che dicevamo…). Poi mi sono diretto, da solo, in una frazione di Monghidoro (in paese c’è un panificio fantastico che è quello della famiglia Calzolari), per cenare, solitario, alla trattoria Monti in località Sumbilla. Ho assaggiato le tagliatelle al ragù, gli gnocchi, la salsiccia, la polenta fritta. Di fianco c’era il santuario della Madonna e subito ho pensato alla crisi: quante crisi (che etimologicamente significa passaggio) sono state segnate dalla Provvidenza. Il giorno dopo le nuvole erano andate via: è tornato il sole… ed io ero in viaggio verso Grosseto, con questo pensiero: un’Italia bellissima, ma curiosamente segnata dalla presenza di pievi, santuari, segni di una fede cresciuta dentro alle prove.

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