Il Pead, il Programma europeo di aiuto alimentare agli indigenti, ha visto ridursi drasticamente il sostegno dell’Unione europea da 500 milioni. La Corte di Giustizia europea, infatti, ha accolto il ricorso di Germania e Svezia contro la decisione presa nel 2008 da Barroso di portare l’aiuto al mezzo miliardo. Ora, vale solamente 113 milioni. Il che mette a rischio la sopravvivenza di 18 milioni di poveri che si stima vivano in Europa e può compromettere l’attività di numerose associazioni, quali la Fondazione Banco Alimentare Onlus in Italia, alla quale il Pead fornisce circa il 60% dei prodotti distribuiti. Secondo il direttore generale della Fondazione, Marco Lucchini, non c’è, purtroppo, da stupirsi che la riunione dei ministri dell’Agricoltura europei di oggi non abbia dato i risultati sperati. «Era nell’aria – ha detto – che oggi non ci sarebbero state improvvise decisioni in merito al ripristino dei 500 milioni di euro per gli aiuti alimentari contro i 113 milioni previsti per il 2012».
Quantomeno, il Consiglio dei ministri dell’Agricoltura ha avuto il pregio di «aver messo in luce che la decisione di ridurre gli aiuti non è da imputare a istituzioni europee quali il Parlamento e la Commissione che invece da tempo ribadiscono la loro decisa adesione a sostenere l’attuale Programma». Al contrario la responsabilità della riduzione è di «singoli stati che si stanno opponendo ai principi fondamentali di coesione sociale tra i singoli stati, che hanno costituito l’Europa post bellica». Propria la situazione attuale, secondo Lucchini, richiederebbe un ulteriore passo in tal senso. Alcune Nazioni, in particolare, dovrebbero superare certe logiche limitate, «quasi che si possa considerare ad esempio la politica agricola solo in termini di produzione senza estensioni rispetto alla destinazione delle scorte alimentari, e dovrebbero introdurre elementi di responsabilità e di coesione volti a creare condizioni di vita più eque per tutti cittadini europei». In ogni caso, la vicenda aiuta a mettere in chiaro quali siano i punti sostanziali sui quali alcuni membri dell’Ue si ritrovano su fronti opposti e permetterà, su questi, un confronto serrato.
In particolare, è in gioco il concetto di assistenza e solidarietà in ambito europeo. Da un lato c’è chi considera questi elementi di pertinenza meramente nazionale; «dall’altra – continua Lucchini – coloro che ritengono invece essere di fondamentale importanza, in vista di una effettiva “cittadinanza europea”, dare sostegni concreti a chi, in Europa, versa in una situazione di estremo bisogno». Gli fanno eco Mario Mauro, Presidente dei Deputati del Pdl al Parlamento europeo e Giovanni La Via, Relatore ombra sul bilancio 2012 per il Gruppo Ppe, che hanno definito «inaccettabile la riduzione dell’aiuto alimentare».
I due hanno sottolineato il paradosso di una «una minoranza di blocco» che decide «una drastica riduzione dell’aiuto alimentare agli indigenti». Per queste ragioni, «il Parlamento Europeo ribadirà la propria posizione – già espressa lo scorso luglio con una risoluzione votata a larga maggioranza – a favore dell’aiuto alimentare agli indigenti a livello attuale». Intervenendo al Consiglio dei ministri dell’Agricoltura, il titolare del dicastero italiano, Saverio Romano, ha difeso anch’egli il Pead, chiedendone l’immediato ripristino: «siamo chiamati ad una decisione di grande rilievo morale. In questa fase economica particolarmente critica un energico ridimensionamento del programma potrebbe arrecare un grave pregiudizio a molti milioni di poveri. Per tale ragione è importante riattivare rapidamente il dibattito ed approvare in tempi stretti la proposta presentata dalla Commissione».