Sono stati momenti di guerriglia, quelli vissuti a Lampedusa nelle scorse ore quando circa ottocento immigrati tunisini, dopo aver dato fuoco al centro che li ospitava, sono fuggiti per le strade. Quattrocento di loro erano stati fermati quasi subito dalle forze dell’ordine, gli altri hanno gettato il panico per le strade tanto che ne è nata una lotta corpo a corpo con i cittadini esasperati. I tunisini che hanno dato vita alle ore di follia protestavano da giorni contro la decisione delle autorità di effettuare un rimpatrio forzato nel loro Paese, mentre volevano poter arrivare in Italia, sul continente. I momenti peggiori sono accaduti quando alcuni tunisini, dopo aver rubato delle bombole di gas da una stazione di servizio, vi hanno avvicinato i fiammiferi minacciando di farle esplodere. Nel caos che invadeva l’isola, anche il sindaco si armava di una mazza da baseball chiudendosi nel suo ufficio per chiedere l’aiuto del governo. Le notizie sono state e sono tutt’ora confuse su quanto sia veramente accaduto: un tunisino in coma, la caccia all’immigrato, giornalisti aggrediti. La causa della sommossa come detto era la notizia che i tunisini sarebbero stati rimpatriati. I tunisini che hanno scatenato la rivolta non sono rifugiati politici, il che darebbe loro il diritto di non essere rimpatriati, ma solo gente venuta in cerca di lavoro, il che li rende rimpatriabili in ogni momento. Ieri hanno deciso di rivoltarsi e hanno dato fuoco ad alcuni materassi in modo che le fiamme si attaccassero all’edifico che li ospitava, andato poi completamente distrutto. Gli accordi tra Italia e Tunisia a proposito di rimpatrio, sono stati recentemente aggiornati: se ne possono rimandare a casa cento contro i trenta di qualche tempo fa. Secondo il sottosegretario agli interni, nel giro di 48 ore tutti i circa mille tunisini sull’isola saranno rispediti al mittente. Nel frattempo, visto che l’operazione richiede giorni, sono stati comunque allontanati da Lampedusa. I prossimi arrivi di immigrati poi verranno trasferiti immediatamente in provincia di Agrigento, a Porto Empedocle.



C’è chi in queste ore se la prende con Silvio Berlusconi che lo scorso marzo andò di persona a Lampedusa a dire che il problema degli sbarchi sarebbe stato risolto nel giro di 48 ore e facendo un sacco di promesse di vario tipo, come proporre Lampedusa al premio Nobel per la pace e di comprare una casa nell’isola per diventare un lampedusano. Il problema evidentemente non è stato mai risolto.

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