C’è apprensione per l’imminente caduta sulla Terra di Uars, il satellite più longevo della storia, lanciato in orbita 30 anni fa dallo shuttle Discovery allo scopo di studiare i clorofluorcarburi che distruggono lo strato d’ozono dell’atmosfera. Non si sa, al momento, con certezza dove potrebbe colpire. Né se, di fatto, colpirà. Il problema è che le sei tonnellate di stazza rendono improbabile il fatto che l’atmosfera riuscirà a disintegrarlo del tutto. Attualmente si trova a circa duecento chilometri della Terra e si presume che, frantumandosi, sparpaglierà i suoi resti su un’area di 200 chilometri. Più passa il tempo, tuttavia, più l’area in cui i frammenti si potrebbero abbattere si restringe e le informazioni diventano più precise. Sapremo con esattezza come, quando e dove colpirà solamente a un’ora e 40 minuti dall’evento. Si tratta, per il momento, di simulazioni a computer che danno l’impatto probabile allo 0,9.
Nell’area a rischio, in ogni caso, rientra anche la nostra penisola. Il nord-Italia, per la precisione. I frammenti di satellite, anzitutto, potrebbero precipitare in una fascia oraria compresa tra le 19.15 di domani, venerdì 23 settembre e le 5 di sabato. E’ quanto riferiscono gli scienziati del Comitato operativo della Protezione civile che, nel dettaglio, hanno individuato due “finestre” orarie per l’eventuale caduta: la prima è tra le 21.25 e le 22.03 di venerdì; la seconda tra le 3.34 e le 4.12 di sabato. Occorre sottolineare che, per frammenti – purtroppo – non si intende, di certo, moscerini spaziali: «A tuttora permangono possibilità che frammenti del satellite Uars non insignificanti possano impattare l’Italia in un’area prevista del Centro-Nord/Est», ha spiegato il capo della Protezione civile Franco Gabrielli, precisando che, al momento, nessuno è in grado di dire quanto saranno grandi: si va dai 158 chili ai sei etti. Le Regioni che potrebbero essere colpite, invece, sono: Val d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli, Liguria ed Emilia Romagna. Nessuna di queste, ha fatto sapere Gabrielli, sarà evacuata. Anche perché questo significherebbe – ha fatto presente – far trasferire 20 milioni di persone. Ad oggi, ha aggiunto il capo della Protezione civile, non esiste letteratura in merito a fenomeni del genere. Non resta, quindi, che «mettere in piedi per la prima volta un sistema di autoprotezione che passa innanzitutto per una informazione trasparente, chiara e tempestiva». Come è possibile quindi proteggersi dai pezzi del satellite che cadranno sul nord italia, anche se non si sa esattamente dove?



La Protezione civile suggerisce ai cittadini di evitare i luoghi aperti negli orari di caduta, i piani alti delle abitazioni, o di mettersi sotto architravi o zone ad angolo. Oltre a questi suggerimenti, la Protezione civile ogni due ore aggiornerà la situazione con un bollettino e costituirà in ogni Regione un gruppo di coordinamento. Tutte gli organi di informazione saranno, inoltre, sfruttati come non mai per dare notizie e indicazioni nel minor tempo possibile. Il Comitato operativo della Protezione civile resterà, inoltre, riunito in seduta permanente sino alle 5 di sabato mattina quando ormai ogni pericolo sarà scongiurato. Del comitato, che vigilerà la situazione minuto per minuto, fanno parte anche l’Agenzia spaziale italiana, le Forze armate, i Vigili del fuoco, l’Ispra e l’Enav.

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