Segnalato da Dubai al Arabiya online, la notizia è assai curiosa: un ristorante della provincia di Damam (Arabia saudita) ha deciso di multare i clienti che non finiscono il loro pasto. E questo in piena solidarietà con i poveri di tutto il mondo. La multa – spiegano i proprietari del ristorante – viene poi versata a delle organizzazioni umanitarie. E subito è giunta la reazione di uno dei multati: «Se va in opere di carità sono d’accordo. Spero che tutti i ristoranti seguano l’idea». Di contro, un dato del governo britannico indica che almeno il 30% del cibo viene sprecato ogni giorno nel mondo, mentre altre organizzazioni parlano di un buon 50%. Insomma un paradosso se pensiamo che ormai da un paio di lustri ha fatto capolino la parola crisi. Eppure lo spreco è all’ordine del giorno ed è un fenomeno che ha le sue radici nella destrutturazione del posto a tavola, nel relativismo delle relazioni, ma soprattutto in quella non trasmissibilità di alcuni valori fondamentali come quello del cibo. A questa beffa dei giorni nostri si aggiunge un provvedimento, che è di un paio di giorni fa, per cui l’Unione Europea ha bocciato il rifinanziamento del fondo da 500 milioni di euro destinato all’acquisto di derrate alimentari per i bisogni delle popolazioni povere. Hanno votato contro Germania, Gran Bretagna, Svezia, Olanda, Danimarca e Repubblica Ceca per il semplice fatto – hanno spiegato in riunione – che non ne hanno mai avuto bisogno. Vien da chiedersi a questo punto se questa sia la democrazia che vogliamo, dettata da un Entità sempre più astratta e avulsa da ogni realtà. Davvero lo scotto da pagare è quello di sottostare a una fantomatica Unione Europea che nei fatti dimostra di non aver radici, ma solo riferimenti ad interessi ed egoismi? Tornando alla cronaca da Daman, l’atteggiamento di quel ristoratore fa pensare ad una provocazione educativa di cui nessuno più si cura. In Italia, ad esempio, abbiamo il Banco Alimentare, vittima di quel forsennato diniego europeo, che è molto di più di un semplice erogatore di cibi per le famiglie povere. Il “Banco” è innanzitutto un fenomeno educativo che ha nella battaglia al non spreco il suo obiettivo di aiuto a una civiltà.



Da qui, la proposta che l’iniziativa di Darman venga adottata nelle famiglie: una multa sulla paghetta del valore del cibo che si avanza. Sarebbe una rivoluzione, che porterebbe anche i più piccoli ad avere come orizzonte il mondo di cui una grande parte è abitata da gente meno fortunata di noi. Ma se anche nelle famiglie, poi, sparisce il posto a tavola, come si fa a trasmettere un valore ? Non sarà certo la televisione accesa, davanti alla quale si consuma il pasto, a sostituire una coscienza che, solo fino a 40 anni, era vive nelle nostre famiglie che erano riemerse dalla fame. Da spettatori di un decadimento, insomma, occorre diventare protagonisti di una rinascita di responsabilità. A cominciare dal non spreco.

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