Paradossalmente, la prima visita ufficiale del Papa nella sua Patria è al contempo anche una delle più difficili del suo pontificato. Dopo il viaggio a Colonia per la Giornata Mondiale della Gioventù nel 2005 e quello nella natia Baviera nel 2006, il Papa visiterà Berlino e poi Erfurt e Friburgo. A seguito dello scandalo sugli abusi, del caso Williamson e di una rappresentazione dei fatti critica e laicista, non raramente polemica, si trova di fronte una profonda crisi di fiducia. Anche la Chiesa è attraversata da una profonda frattura tra conservatori e riformisti. Già all’inizio del suo viaggio di quattro giorni, Benedetto ha chiarito che per lui non è questione di apologetica o politica, ma che è venuto “per incontrare le persone e a parlare di Dio”, come ha dichiarato nella prima visita del viaggio, al castello berlinese di Bellevue, la residenza del Presidente della Repubblica Federale Christian Wulff.



Il Capo dello Stato aveva accolto Benedetto XVI già all’aeroporto di Tegel, insieme al Cancelliere Angela Merkel e diversi membri del governo. La cosa non è di per sé così ovvia, ma dopo le polemiche sulla vista in Patria di Papa Ratzinger, è apparso evidente che i vertici dello Stato hanno voluto porre su di essa un accento positivo fin dall’inizio. Volontà che è apparsa innanzitutto nell’atteggiamento semplice e aperto del Papa stesso e nelle sue chiare parole, allo stesso tempo amichevoli e impegnative.



Tutto ciò è dimostrato anche dal discorso del Papa al Bundestag, il primo evento importante del viaggio. “Raramente un discorso ha destato tanta attenzione ancor prima di essere pronunciato”, ha detto il presidente del Bundestag Norbert Lammert (CDU) accogliendo il Papa in Parlamento. Ha anche giocato la polemica di mesi da parte del Linkspartei (il Partito della Sinistra, successore del SED, il partito unico della Repubblica Democratica Tedesca comunista), così come di gruppi dei Verdi e dei laicisti della SPD, sul diritto del Capo della Chiesa a parlare in Parlamento. Alla fine, sono rimasti vuoti circa 80 seggi della Sinistra. Chi è rimasto assente non ha potuto comunque evitare la acutezza intellettuale e il rigore dell’esposizione. 



Il discorso ha richiamato la politica e la società a un realismo incondizionato o, in altri termini, a uno sguardo leale sulla natura degli uomini e sulla realtà, per scoprire quella verità che ha inscritto in essa la creatività di Dio. Questo però richiede un allargamento della ragione. Benedetto XVI scrive così un altro capitolo della sua controversia con il concetto ristretto di ragione dei moderni e con le sue fatali conseguenze.

“Là dove vale il dominio esclusivo della ragione positivista, ed è questo ampiamente il caso della nostra coscienza pubblica, vengono accantonate le fonti classiche di conoscenza dell’etica e del diritto” ha ammonito il Papa. “È una situazione drammatica che riguarda tutti.” Questo coinvolge anche la comprensione di sé degli uomini. “L’uomo ha una natura che deve rispettare e che non può manipolare a suo piacimento. L’uomo non si fa da sé”. La vera libertà umana si realizza solo là “dove l’uomo si accetta per quello che egli è”. Allora egli può anche, in base a norme interiori, aprirsi a un Dio creatore, che queste norme ha messo dentro di lui.

Il discorso è stato anche un invito ai parlamentari a seguire nel legiferare la propria coscienza e l’interiore richiamo alla giustizia. “Senza il diritto cosa è lo Stato se non una banda di briganti”  ha detto citando Sant’Agostino. E come esempio ha ricordato la “distruzione del diritto” per opera della “banda organizzata di briganti nazisti”.
Il discorso ha palesemente sorpreso i deputati, che per la maggior parte pensavano di sapere già cosa avrebbe detto il Pontefice. Così l’assemblea ha salutato la prima apparizione di un Papa nel consesso con una standing ovation di diversi minuti, dalla quale perfino alcuni deputati della Sinistra non si sono potuti esimere. Alla fine, circa 300 parlamentari hanno seguito il Pontefice allo stadio olimpico per la Messa davanti a circa 70000 fedeli, culmine spirituale del primo giorno della visita.

Per il nuovo arcivescovo di Berlino, Rainer Maria Woelki, la visita del Papa tedesco nella capitale della Germania è stato “ l’avvenimento del millennio, aspettato a lungo non solo dalla Chiesa berlinese.” Berlino è una città in cui ormai solo uno su tre abitanti appartiene a una Chiesa cristiana, “caratterizzata anche dalla dimenticanza di Dio e dall’ateismo”, ma nella quale molti cercano Dio, così ha detto il nuovo arcivescovo nel suo indirizzo di saluto allo stadio. Berlino è  stata però, ha continuato, anche una “città di martiri”. Nel ventesimo secolo, in nessuna città tedesca sono morti, testimoniando Cristo e il Suo Annuncio, tanti cristiani come a Berlino.

Ha poi ricordato il dono presentato al Papa: un’opera d’arte fatta appositamente per lui, il “dittico di Plötzensee”, la cui cornice è tratta da una finestra del carcere di Plötzensee, dove furono eseguite dai nazisti, tra il 1933 e il 1945, circa 2900 condanne a morte.

Su questo luogo e sul suo passato è tornato anche Benedetto XVI nella sua predica, nella quale ha ricordato la visita del suo “ venerato predecessore, il Beato Giovanni Paolo II” nel 1996 e la beatificazione, in una Messa nello stesso stadio olimpico, dei prevosti del duomo Bernhard Lichtenberg e Karl Leisners, perseguitati dai nazisti per la loro fede.

Indirettamente, ma in modo chiaro, ha fatto riferimento anche all’atmosfera nella Chiesa tedesca, e ha cercato di tornare a criteri corretti di giudizio:alcuni critici anno visto solo gli aspetti esteriori della Chiesa, considerandola solo come “una delle tante organizzazioni dentro la società democratica.” Così non si rivela più “il grande e profondo mistero della Chiesa”.

Sulle richieste dei riformisti – dal sacerdozio per le donne all’eliminazione del celibato – Benedetto XVI si è pronunciato per la prima volta domenica a Friburgo, nell’incontro con i rappresentanti del laicato cattolico. Nonostante tutti i discorsi sulla separazione tra Stato e Chiesa, un antipasto gli era stato presentato già all’arrivo dal presidente, cattolico, della Repubblica Federale, che aveva chiesto una maggiore apertura della Chiesa alla società moderna. E quindi la domanda su come affronta “le rotture nella vita degli uomini”, tra cui il rapporto con i separati risposati, cioè il caso dello stesso Wulff.

Nel pesante programma, davanti al Papa ottantaquatrenne c’è la visita a Erfurt e l’incontro nella terra della Riforma con i rappresentanti dei protestanti nel chiostro degli Agostiniani, un luogo con una forte valenza simbolica. Qui ha studiato infatti Lutero, non ancora riformatore, e qui ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale. Benedetto attribuisce un valore particolare alla preghiera ecumenica in comune. Inoltre, il Papa visterà lo Eichsfeld, dove i cattolici della DDR, malgrado la persecuzione, sono rimasti saldi nella fede.

L’inizio del viaggio è stato per Benedetto XVI senza dubbio un inaspettato successo, ma vi sono ancora tappe difficili davanti a lui. Se riuscirà a rovesciare l’opinione pubblica anche in patria, come già a Londra e Madrid, lo si saprà solo domenica sera alla sua partenza. In ogni caso ha sorpreso fin dal primo giorno i suoi critici e portato una nuova coscienza di sé alla scoraggiata Chiesa della sua terra.

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