La sua voglia di uccidere qualcuno l’aveva annunciato con un video, quasi un cortometraggio, postato sul canale Youtube un anno e mezzo fa circa. Adesso ha ucciso veramente

In terapia sin dal 2006 per sindrome psicotica, Valentino Di Nunzio abitante in un paese in provincia di Pescara, aveva annunciato in un video postato su Youtube quello che desiderava fare: ammazzare una persona. Il filmato, di circa dieci minuti, girato come un vero e proprio cortometraggio con attori e voci fuori campo, lo vede compiere il gesto, fingendo di soffocare una persona. Frasi inquietanti e scioccanti, con il senno di poi, si sentono per tutto il video:  “La pazzia è vera, vera come la morte che è l’unica cosa che non ti tradisce”. E ancora. “Tutti sono buoni a fa nascere qualcuno, ma a uccidere no, per uccidere ci vuole coraggio”. Fino alla profezia finale: “Cercavo sangue, volevo ascoltare il suono della morte”. Il filmato, intitolato “La dodicesima vittima” durava circa un quarto d’ora, ed era stato girato con l’aiuto del padre del ragazzo e di un cugino (adesso è stato rimosso ma alcuni utenti della Rete sono riusciti a riprodurne alcune parti brevi) . Adesso Valentino, 27 anni, ha fatto veramente quello che aveva profetizzato: ha ucciso con cinque coltellate all’addome e al collo la madre, una donna di 55 anni, per il  semplice motivo, ha spiegato agli inquirenti, “che lo aveva fatto arrabbiare”. Da tempo il ragazzo, che nel video si auto definisce “il killer”, diceva che i suoi genitori lo opprimevano. La sera del delitto si trovava a casa di alcuni cugini a guardare un film. Si era alzato e aveva detto che tornava a casa. Poi la tragedia, che alla luce della sua profezia su Youtube e del fatto che le sue condizioni mentali fossero dichiaratamente gravi, assume una luce davvero scioccante: si poteva evitare tutto ciò? Possibile che i famliari e lo specialista che lo aveva in cura non si fossero resi conto della gravità della situazione? O sono mancate le strutture adeguate per evitare un tale finale sanguinoso? Forse il filmato era stato girato come semplice sfogo  momentaneo e nessuno lo ricordava neanche più.



IlSussidiario.net ha chiesto un parere su questo sconcertante episodio al professor Luigi Cancrini, Psichiatra e psicoterapeuta, presidente del Centro Studi di Terapia Familiare e Relazionale.”Un episodio come questo” ci ha detto Cancrini “al di là del conoscerne i particolari biografici e personali, ci dice due cose. La prima è che quando si dice che una persona è seguita dai servizi psichiatrici, generalmente questo vuol dire seguito con psicofarmaci. Gli si danno cioè dei farmaci e ogni tanto si controlla più o meno come sta con colloqui rapidi. I pazienti di gravità particolare come il caso in questione, invece, dovrebbero essere seguiti all’interno di un contesto psico terapeutico. Invece di postare su Youtube quello che questa persona aveva intenzione di fare, avrebbe dovuto ‘postarlo’ nei colloqui con il psicoterapeuta con cui avrebbe dovuto stabilito un rapporto”.



Insomma, casi così gravi che sfociano anche nell’omicidio, non sono seguiti a sufficienza, sono abbandonati a loro stessi: “Nei casi come questo, lo psicoterapeuta che segue il paziente dovrebbe avere contatti stretti di collaborazione con familiari, noi la definiamo psicoterapia di contesto familiare. La famiglia cioè deve essere coinvolta nel trattamento, non si può lasciare fuori. Io sostengo questo: le conoscenze a cui è arrivata la psichiatria permetterebbero di evitare queste tragedie familiari che sfociano nell’assassinio. Se la psichiatria non fosse ridotta a somministrazione di sostanze ma fosse invece la possibilità di offrire aiuto psicoterapeutico alla persona che sta male e a chi gli sta intorno, certi episodi accadrebbero più raramente. Se non si fa prevenzione non ci può essere aiuto concreto”. Professore: questo è un problema medico o anche politico? “E’ un problema politico, culturale e professionale. Nel 20o8 ho portato avanti un progetto di legge per il diritto alla psicoterapia su cui tutte le forze politiche erano d’accordo. Poi, con la caduta del governo Prodi, non si è fatto più niente e il governo successivo non  ha più ripreso il progetto. Ma è un argomento da riaffrontare, non è possibile lasciarlo nell’oblio”.