Giovedì sera un uomo è stato ucciso in strada a Torino, nella periferia settentrionale della città a colpi di machete. Alla vittima è stata mozzata di netto la mano destra e sulla sua testa sono state rinvenuti numerosi tagli profondi. L’omicidio è avvenuto in via Chivasso sotto gli occhi di numerosi testimoni che raccontano di essersi affacciati ai balconi dopo aver sentito le grida di aiuto e di dolore della vittima. All’inizio non si conosceva l’identità dell’uomo, ma ora si sa che si tratta di Georghe Daniel Cimpoesu, 22 anni di origine romena, massacrato a colpi di machete da un uomo che ha poi fatto perdere le sue tracce. Un testimone racconta di aver visto chiaramente “una spada con una lama ricurca” e sembra che la vittima, nel tentativo di scappare, sia inciampata, permettendo all’assassino di raggiungerlo e colpirlo più volte con una violenza inaudita. L’uomo rimasto ucciso è stato identificato dai carabinieri che ora stanno indagando sulla vicenda per via di piccoli reati precedentemente commessi e grazie alle impronte digitali e ora si ipotizza che l’omicida possa essere un connazionale. Dalle prime ricostruzioni sembra che l’efferato omicidio sia avvenuto dopo una lite sfociata in tragedia, e nella zona dell’accaduto gli agenti hanno ritrovato, in un cassonetto dell’immondizia, un coltello che però si ritiene non sia l’arma del delitto. Infatti la lama rinvenuta non presenta tracce di sangue e non corrisponde alle descrizioni fatte dai numerosi testimoni che hanno assistito alla cruenta scena. Gli abitanti del quartiere parlano infatti di una vera e propria scimitarra con una lama lunga circa mezzo metro con cui l’assassino ha anche mozzato di netto la mano della vittima, per poi dileguarsi e far perdere le proprie tracce. I cittadini che hanno assistito alla scena ora denunciano il basso livello di sicurezza nel quartiere e i ritardi nei soccorsi. Tra questi c’era anche Patrizia Alessi, consigliere della Circoscrizione, che dice di aver assistito a “uno spettacolo atroce, sotto gli occhi dei bambini. Non si può più vivere in un quartiere così. Ce ne andremo tutti prima o poi, lottare non serve più”.
Sembra anche che l’ambulanza sia arrivata solo venti minuti dopo le chiamate e i testimoni raccontano che intanto l’assassino si allontanava indisturbato, ma leggermente claudicante, verso via Aosta. Dietro la vicenda potrebbero anche esserci due donne che secondo qualcuno avrebbero accompagnato l’omicida senza però prendere parte all’aggressione. Adesso toccherà alla Scientifica ricostruire per filo e per segno la sanguinosa vicenda.