Totò Riina dopo 17 anni di silenzio, relegato in una specie di loculo di 3 metri per 180 centimetri, aveva chiesto di parlare con i magistrati a proposito del Papello, la presunta trattativa fra mafia e Stato. E’ stato ascoltato nel luglio del 2009 e del 2010. Incarcerato nel 1993, deve scontare 13 ergastoli. Dai verbali pubblicati in parte da Repubblica e L’espresso, ne esce il quadro di un boss mafioso che crede ancora di essere il boss di un tempo, nonostante gli 80 anni di età, l’ipertrofia prostatica, una cirrosi da epatite C e 2 infarti. Riina racconta, anzitutto, della sua detenzione. Lo reputano un carcerato modello, dice. Perché non parla con nessuno. Si fa i fatti suoi. Gli altri carcerati lo vedono sereno e si chiedono come sia possibile. Semplice, risponde lui: «Perché io sono al di fuori del mondo. Io non vivo sulla terra, io vivo sulla luna». Se sia lui il capo dei capi «o il sotto capo dei sotto capi», dopo 17 anni, ancora non è dato saperlo da diretto interessato.  Silenzio e omertà lo accompagneranno, probabilmente, sino alla morte: «non sono tenuto a dirlo né a lei né a nessuno». Riina racconta anche di servizi segreti deviati, della trattativa con lo Stato. E nega: «ma volete vedere questi incartamenti, dove io ho fatto ste’ trattative ccu stu’ Statu? Chi è questo Stato che io ho fatto queste trattative?». Riina parla anche di Massimo Ciancimino, figlio del mafioso ex sindaco Palermo Vito, che un bel giorno decise di raccontare ai magistrati di tale trattativa e dl famoso papello contenente le richieste dei mafiosi allo Stato per terminare la stagione delle stragi. E lo definisce una sorta di millantatore, il cui unico obiettivo sarebbe solamente quello di recuperare i soldi del padre. Sul famoso bacio con Giulio Andreotti, Riina racconta che, in realtà, si tratta di un episodio che non è mai esistito. Nessuno – è il suo rammarico – lo avrebbe mai interrogato sulla vicenda.  «Io non mi sono mai incontrato con stu’ Andreotti», dice. «Non mi ha chiamato mai manco Caselli, ma a lei ci sembra giusto signor procuratore… non mi chiama per dirmi: ma Riina, ma ti sei incontrato ccù Andreotti? L’hai visto Andreotti? L’hai baciato Andreotti? Mai interrogato. Mai citato». Ancora sull’argomento, conclude: «Ma Andreotti si baciava con me? Ma che era, lo scemo d’Italia?».



Rispetto ai servizi segreti e ai fantomatici signor Franco e signor Carlo, che secondo Ciancimino avrebbero mediato tra fra Cosa Nostra i servizi segreti al tempo delle stragi, giura di non averci mai avuto niente a che fare. «Io sono al di fuori di queste riconoscenze, io nella mia vita non ho mai trattato con gente che potessero essere al di fuori di pensarla come me… se trattavo con una persona la doveva pensare come me dritta per dritta, perché sono una specie di acqua e sapone fatto».

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