Kate Omoregbe è una ragazza nigeriana cattolica che nel suo Paese ha rifiutato di convertirsi all’Islam e ora, per questo motivo, rischia di essere lapidata. Dopo essere arrivata in Italia per poter vivere liberamente la sua fede ed essersi affidata a tre connazionali, è stata condannata per detenzione di droga, che secondo le nostre leggi presuppone la revoca del permesso di soggiorno: Kate rischia di essere espulsa verso un Paese in cui andrebbe incontro a morte certa. Nella sua regione di provenienza infatti vige la sharia e Kate si era rifiutata di sposare un musulmano e quindi di convertirsi all’islam. Riguardo al suo arresto in Italia, la ragazza ha spiegato di essere rimasta coinvolta a sua insaputa in una storia di spaccio, ma comunque di aver pagato volentieri il suo debito con la giustizia italiana. L’unica cosa che chiede adesso è di non essere rimandata in Nigeria.  Una casa di accoglienza di Lodi è pronta ad ospitarla e su Internet sono state raccolte oltre 1.700 firme per una petizione da consegnare presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il destino di Kate dipende ora dalla decisione tribunale di Castrovil­lari, dove si trova attualmente, in merito al blocco del prov­vedimento di espulsione emesso contestualmente alla sua condanna dai giudici di Roma, nel 2008. Intervenendo proprio oggi sul caos, il ministro Frattini ha assicurato che Kate non verrà rimandata in Nigeria. IlSussidiario.net ha contattato Souad Sbai, deputata del Pdl e Presidente dell’Associazione donne marocchine in Italia: “Sto seguendo la vicenda in prima persona insieme al presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti e spero che Kate venga rilasciata al più presto. Qualcuno sottovaluta la questione e questo è molto grave: chiunque può sbagliare nella propria vita ma non per questo si può rischiare la vita, e non possiamo permettere che una ragazza venga uccisa in un altro Paese. Con questo non voglio giustificare gli errori di Kate, che vanno condannati, ma forse in pochi hanno capito che, dopo la sua conversione al cristianesimo, qualsiasi persona nel suo Paese può ora permettersi di ucciderla senza neanche rischiare la galera. Per questo dobbiamo pensare bene sul da farsi, perché ci sono tantissime persone come Kate che dopo essersi convertite vivono nella piena clandestinità, e consegnarla al suo Paese significa far capire a queste persone che devono nascondersi ancora di più, perché in Italia non c’è nessuno che le protegge”.
L’onorevole Sbai chiede “chiarezza sulla vicenda, perché credo che nessuno possa decidere sulla vita e sulla morte di una persona. Sono d’accordo a espellere dall’Italia coloro che spacciano droga o che comunque delinquono in qualche modo, ma laddove si rischia la vita non posso fare altro che oppormi. Chi sbaglia deve andare in galera e con la legge non si discute, ma è necessario che Kate sconti la sua pena qui, e non vedo perché non possa essere indirizzata verso uno dei tanti centri di accoglienza che abbiamo che potrebbe evitarle la morte, cosa che per una cultura cattolica come quella italiana è molto importante. Aiuto tante donne ogni giorno a fuggire da questo estremismo, e vedo situazioni in cui dei mariti non rinnovano alle donne il permesso di soggiorno proprio per metterle in clandestinità e farle espellere dall’Italia, quindi continuerò a battermi affinché i loro diritti vengano preservati”.



Souad Sbai si dice comunque “fiduciosa e spero che la ragione prevalga. Sono convinta che l’Italia non permetterà mai una cosa del genere, e spero che si facciano sentire tutte le società civili per intervenire affinché Kate venga salvata. Sono fiduciosa perché vedo tanti soggetti, come la Regione Calabria, che si stanno muovendo per lei, e siamo tutti pronti a darle una mano anche per quanto riguarda una rieducazione e per farle capire il rispetto per sé stessa”. Una situazione, quella di Kate, analoga a quella di altre ragazze africane giunte in Italia? “Queste ragazze che arrivano dall’Africa sono spesso in mano a clan che le obbligano a prostituirsi e a vendere droga, perciò bisogna allontanarle da quel mondo e dare loro la possibilità di cominciare una nuova vita, perché una seconda possibilità deve essere concessa a tutti. Queste donne rischiano tantissimo e dall’altra parte c’è sempre qualcuno che le aspetta per punirle”.
“Kate” aggiunge l’onorevole “dovrebbe farci notare le tante donne come lei che si trovano nel nostro Paese che non escono neanche più di casa perché minacciate in continuazione per non aver seguito la religione in modo corretto. Io non demordo e voglio andare in fondo a questa vicenda, e tutti quanti dobbiamo collaborare affinché Kate rimanga in vita in questo paese in cui convertirsi a un’altra religione non comporta nessun tipo di rischio. Bisogna parlare sempre di più di queste persone che vivono nel terrore solo perché hanno scelto la cristianità, e spesso può sembrare una questione banale, ma non è così: tutti i convertiti vivono la loro scelta nella paura e per questo scelgono di andare in chiese lontano da casa oppure si guardano intorno nel momento in cui ricevono l’ostia per vedere se sono seguiti da qualcuno. Spero che questo dramma esca fuori, per far notare anche la differenza rispetto a un italiano che, nel momento in cui si converte all’Islam diventa quasi famoso, scrive libri e fa parlare di sé. Quando invece accade il contrario, la persona convertita rischia di essere uccisa da chiunque”.



E proprio mentre concludevamo questa intervista, la notizia della scarcerazione di Kate: “”Non pensavo che ce l’avrei fatta. Grazie a tutti, agli italiani, ai calabresi, al presidente Napolitano, al movimento Diritti civili”” ha detto. Adesso si aspetta di sapere bene cosa sarà di lei.

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