E’ una notizia d’altri tempi. O forse no. Sta di fatto che Tina Corona, commercialista, ma anche sindaco di Vignale Monferrato, soprannominata la Capalbio del Piemonte, ha donato la sua tenuta, avuta in eredità dai genitori, per costruire una casa di riposo in mezzo ai vigneti di grignolino. Ora, uno penserà che è un atto classico finalizzato alla campagna elettorale. E invece no: Tina Corona è a metà del secondo mandato e non si potrà più ricandidare. Lo ha deciso semplicemente perché le sembrava di fare la cosa giusta, come quando suo papà, sul letto di morte la incoraggiò a fare il sindaco perché – le disse – non si deve mai dimenticare che quando si è sulla terra bisogna in qualche modo lasciare un segno”.



Io Tina la conosco, da quando sei anni fa decisi di andare a Vignale Monferrato per fare la prima edizione di Golosaria tra i castelli del Monferrato. E portammo migliaia di persone su quella collina fantastica, che ha i palazzi in tufo e e la terra bianca dove i produttori di vino fanno quel “testabalorda” esile e di tempra forte che si chiama Grignolino. Sulla piazza di Vignale ci sono poi due trattorie, L’Universo e Serenella che offrono gli agnolotti ai tre arrosti e il coniglio al forno, piatto simbolo del Monferrato almeno quanto il fritto misto alla piemontese dei giorni di festa. D’estate, a luglio, qui si tiene un mese di arte sotto l’egida di Vignale Danza, ma soprattutto qui, hanno preso casa molti personaggi. Uno su tutti è Giovanni Storti del trio Aldo Giovanni Giacomo, che ormai è un ospite fisso di Golosaria, cittadino onorario di Vignale, e atleta di podismo su è giù per le colline. Ma c’è anche Amadeus, Bettega, e una teoria di altre persone ammaliate da queste colline che sento tanto anche mie. Chi vede e vive a Vignale insomma viene stregato da una malia piena di nostalgia. Ancor più se va a trovare quelli del Mongetto, creatori di sfiziosità come la bagnacaoda che qui ha De.Co. (denominazione comunale) e gestori di uno dei tanti agriturismi che arricchiscono il paese.



Tina Corona, che vive sola e ha sempre il sorriso lieto che aveva la sua mamma, mette insieme, da mane a sera, tutti questi pezzi di umanità varia e lo fa per un ragione naturale: ama il suo paese e così facendo ama il mondo. Il suo gesto della casa di riposo mi ha ricordato quello segnalato sulle cronache di un anno fa, quando un pensionato di Mirabello Monferrato ha messo nel proprio testamento di lasciare tutto al Comune. E questo perché il messo comunale quando lo vedeva lo salutava, e in paese tutti avevano una parola buona per lui. 

Anche Bruno Lauzi, che per Papillon scrisse il libro “Della quieta follia dei piemontesi” si sorprese di Gostino, un pensionato che passava tutto il giorno, con la ramazza in mano, a tenere pulite le strade di Rocchetta Tanaro. Tutto questo, nell’era dei furbetti, della Casta, dei tanti che hanno abbandonato l’assunzione di responsabilità, succede nei paesi, quelli che una scellerata proposta, questa estate, voleva fossero aboliti, buttando via il valore di una coscienza civica e sociale che ancora vive nelle piccole comunità. A Tina Corona, insomma non verrebbe mai in mente di mettere una tassa sull’auto dei suoi residenti, per capirci, e nemmeno di fermarsi di fronte ai niet della burocrazia che vorrebbe cristallizzare ogni iniziativa, giusto per non aver grane. Lei va avanti, decisa a lasciare un segno, che è l’atteggiamento di chi genera e fa progredire l’umanità. E quindi l’umano. Ti abbraccio forte Tina!



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