Infuoca oltremodo gli animi, la materia, e c’è da attendersi che lo farà a lungo, in un crescendo di tensione che non accennerà a placarsi sino al dunque; quando, ovvero, si decideranno le sorti della moschea di Genova. Si farà o non si farà? Ieri, in Consiglio comunale, mentre era in discussione una mozione presentata da Lega Nord, Pdl e L’Altra Genova affinché li sindaco si impegnasse a non realizzarla, la polemica è trascesa. Tanto da rendere necessario l’intervento dei vigili urbani per placare Felice Ravalli, il presidente del comitato cittadino anti-moschea, che stava seguendo il dibattito dalla zona riservata al pubblico. Abbiamo chiesto a Renato Pizio di illustrarci la vicenda.



Come sono andate, effettivamente, le cose?

E’ stata presentata una mozione da parte di Lega Nord, Pdl e da l’Altra Genova, che fa capo al senatore Musso, in cui si chiedeva al sindaco che la moschea non fosse costituita in un quartiere chiamata Lagaccio, dov’era in corso una trattativa tra il Comune e la comunità islamica. Nel corso della riunione, era presente una folta rappresentanza di abitanti di quel quartiere. Da costoro si era levato un coro di polemiche nei confronti dell’opposizione. A quel punto, una consigliera comunale del Pd, Erminia Federico, si è rivolta al capo del comitato cittadino anti-moschea postrofandolo in malo modo.



Circola un’altra versione…

La realtà è che i vigili hanno effettuato un intervento d’ordinanza, chiedendo al signore, come prevede in questi casi il regolamento quando la seduta viene disturbata, di allontanarsi. Ma chi ha sbagliato realmente è stata la Federico.  

Perché?

Un consigliere comunale, nel corso di una seduta del Consiglio, non dovrebbe permettersi di rivolgersi al pubblico. E i quei termini.

Torniamo alla moschea. Se ne parla da anni, ormai…

Dai tempo della precedente amministrazione Pericu. Allora si concesse ad un gruppo di islamici di adibire un immobile che aveva comprato nel quartiere Coronata ad uso moschea. Il punto in cui si sarebbe dovuta mettere in piedi, tuttavia, avrebbe creato svariati problemi alla viabilità cittadina, tanto che ci fu una sorta di sollevazione popolare.



Quindi?

Si decise di fare una permuta e di concedere la costruzione di una moschea a Lagaccio. Il sindaco Marta Vincenzi ha deciso di prendersi la polpetta avvelenata, e intende chiudere il progetto entro primavera, quando ci saranno le elezioni.  

Spera, così, di rivincerle?

Difficile capire la sua strategia. Neanche l’Italia dei Valori, che sostiene il sindaco, vuole la moschea. All’interno del Pd, inoltre, la candidata che si presenterà contro di lei alle primarie, la senatrice Pinotti, si è espressa in maniera molto critica nei confronti della moschea a Lagaccio. Non so se per l’attuale sindaco sia stata una buona idea averne fatto una sua bandiera.

Quali sono i problemi dei cittadini residenti a Lagaccio, invece?

A costoro era stata promessa una serie di servizi di cui sono totalmente privi, quali servizi sociali o circoli ricreativi. In sostanza, rischiano di non ottenere nulla, ma di avere a pochi passi da casa la moschea. La viabilità in quella zona, inoltre, è di per sé scadente. A Lagaccio non sono presenti molti musulmani e si determinerebbero dei flussi in direzione della moschea che determinerebbero la necessità di modificare il traffico.  

Cosa ne pensa, in ogni caso, dell’eventualità di realizzare un edificio per il culto dei musulmani?

Non si può, ovviamente, impedire a nessuno la pratica religiosa. Tuttavia, ad oggi, le modalità con il quale consentire di svolgere tale pratica in maniera adeguata, sono state poco chiare.  

Cosa intende?

Non è ancora noto, con precisione, chi siano esattamente gli interlocutori della comunità islamica con i quali l’amministrazione dovrà rapportarsi. Del resto, non essendoci tra di loro un’autorità definita, questo era prevedibile. Non solo: non è ancora evidente se chi chiede la moschea rappresenti o meno la maggior parte degli islamici di Genova. Tra i punti più controversi, inoltre, c’è quello relativo alla sicurezza. La moschee, ovviamente, non sono esclusivamente luoghi di culto, ma anche di elaborazione politica e culturale. Un problema che, nel corso della trattativa condotta dal sindaco, non è stato preso in considerazione.