Oggi la Chiesa cattolica celebra Sant’Ilario di Poitiers, nato nel 315 e morto nel 367 nella cittadina francese. Padre e dottore della Chiesa, ebbe i natali in una famiglia benestante aquitana che gli garantì una formazione solida, fondata, in particolare, su studi letterari e sulle dottrine filosofiche neoplatoniche. Dottrine che, come esponeva nel De Trinitate, trovavano compimento nell’avvento del cristianesimo. Ilario ricevette il battesimo quando ormai era adulto, sposato, e con una figlia, Abra. Non visse in ambiente cristiano, ma ottenne il dono della fede solamente dopo un travagliato percorso spirituale. Battezzato nel 345 presso la usa città natale, ne divenne vescovo attorno al 353. Ben presto a la sua fama divenne tale che San Martino, abbandonata la vie delle armi, volle raggiungerlo per seguirlo; da Ilario, fu ordinato esorcista. Ilario, in particolare, si distinse per la strenua difesa dell’ortodossia nicena, elemento fondante del contenuto della fede cattolico, secondo cui il Figlio è della stessa Natura del Padre, ovvero, è ad Egli consustanziale. In quei tempi erano molti i vescovi che non accettavano tale dogma.
In particolare, Costanzo, figlio dell’imperatore Costantino, pretese che tutti i vescovi aderissero all’arianesimo. Ilario a tal punto difese l’ortodossia da essere definito l’Atanasio di occidente e da essere deportato nel 356 nella Frigia. Tuttavia, benché si trovava in esilio, potà continuare a dirigere la sua diocesi attraverso delle lettere, dal momento che la maggior parte dei vescovi galli era cattolica e non avrebbe mai lasciato la chiesa di Ilario in mano ad un ariano. Nel frattempo compose il De Trinitate, il suo capolavoro, e il De Synodis, per ragguagliare i vescovi della Gallia circa le diverse professioni di fede degli orientali. Poté far ritorno in patria nel 30 o nel 361. In un sinodo convocato a Parigi in quegli anni espresse le tesi cristologiche secondo il linguaggio niceno. In molti sono convinti che la preservazione della fede cattolica della regione sia stata in gran parte merito di Ilari. Negli ultimi anni di vita ebbe modo di combattere l’arianesimo anche in Italia, assieme a Eusebio, vescovo di Vercelli.
Compose, inoltre, i Trattati sui Salmi, un commento a cinquantotto Salmi. Come ricordava Benedetto XVI, infatti, vedeva «vede in tutti i Salmi questa trasparenza del mistero di Cristo e del suo Corpo, che è la Chiesa. In diverse occasioni Ilario si incontrò con san Martino». Fu proclamato nel 1851 Dottore della Chiesa da Pio IX