Oggi la Chiesa cattolica e le chiese ortodosse celebrano San Macario il grande da non confondersi con San Macario Alessandrino, suo amico e contemporaneo. Nato attorno al 300, svolgeva la professione di cammelliere, lavoro che lo spingeva a compiere lunghi viaggi nel deserto e imbattersi sovente in comunità di monaci eremiti. Fu attorno ai 30 anni che decise di diventar discepolo di Sant’Antonio Abate di cui divenne anche grande amico. In precedenza, rifiutandosi di diventare prete presso un’altra comunità di monaci fu soggetto a calunnia. Sotto la guida di Sant’Antonio, tuttavia, si decise a prendere i voti, attorno al 339. Venne così posto a guida spirituale della comunità di Scite. In essa, tra il 356 e il 384, si succedettero tre gruppi di monaci suoi discepoli, tra cui sono stati tramandati i nomi di Sisoe, Isaia, Aio, Mosé e Pafnuzio. Nel 373 dovette patire l’esilio assieme a Macario Alessandrino. Fu cacciato su un’isola del fiume Nilo per volontà di Lucio vescovo ariano di Alessandria.



Qui, dopo aver già fondato due comunità monastiche in patria, ne fondò una terza. Qui lo seguirono i discepoli Zaccaria e Teodoro di Ferme. L’esilio ebbe fine nel 375. Dopo aver visitato, nel 388 Nitria, località a pochi chilometri a sud di Alessandria, ora scomparsa, morì nel 390 a Scete. Di lui la storiografia è ricca di citazioni, soprattutto per merito del suo monastero (Abu Macario) e dell’importanza che questo rappresentò per l’elaborazione intellettuale e la storia del monachesimo egiziano. I detti e i discorsi di Macario che ci sono stati tramandati denotano, come gli è sempre stato riconosciuto, la capacità di contemplare assieme grande austerità e misericordia. Nelle Vite dei padri, viene narrata di lui la seguente leggenda: mentre Macario viveva nel deserto, un angelo gli apparve e gli ordinò di seguirlo, sino ad una città lontana. Quando raggiunsero la meta, lo fece entrare in un’abitazione, dove viveva una famiglia povera. L’angelo gli presentò la madre di quella famiglia, spiegandogli che era diventata santa vivendo in pace e in armonia sin dall’inizio del matrimonio con il marito. Si occupava delle faccende quotidiane che le spettavano, ma al contempo manteneva un cuore puro e continuò per tutta la vita a nutrire un immenso amore verso Dio.



A quel punto Macario pregò Dio, chiedendogli la grazia di sapere vivere nel deserto come quella donna viveva nel mondo. 

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